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Cantanti caraibici

e neomelodici: un accostamento improponibile.

a cura di Dino Frallicciardi

Novembre 2019. Tutti i diritti riservati.

 

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Questo articolo nasce da una riflessione/provocazione giunta da parte di un amico, il quale, nel corso di un ragionamento sulla musica latina, riteneva di considerare il nostrano fenomeno “neomelodico”, sovrapponibile (per i contenuti socioculturali e per i costumi legati agli interpreti) ai movimenti Timba cubana o al fenomeno FANIA (per gran parte newyorkese/portoricano). Inutile negare che tale accostamento, in prima battuta, mi ha fatto inorridire, pur tuttavia, evitando di scivolare in manifesti sentimenti di idiosincrasia nei confronti del filone campano, mi fa piacere determinare tre caratteristiche che a mio avviso, risolvono spontaneamente la questione.

        Primo. La musica partenopea per quanto prestigiosa, gloriosa, di fama mondiale e per quanto abbia essa stessa influenzato alcuni generi latinoamericani, non ha mai subito un impatto tanto fortunato contro la pregiata musica nera americana nella veste del blues, suol, jazz. Ben inteso che per genere neomelodico intendiamo una corrente molto ben delineata, di consumo di massa, lontana dalle grandi figure che hanno fatto della ricerca e dell’integrazione musicale il proprio prestigio, come Renato Carosone, Pino Daniele (e membri della band. Dunque tranne diffusi brani con i quali molti neomelodici scimmiottano il pop-latino originale, per il resto, il filone partenopeo manca di componenti musicali raffinati, sofisticati, ricercati, così come gli ingredienti degli spirituals americani abbondano nella Salsa, Mambo, Chachacha, Timba, Bachata ecc.

        Secondo. La sostanza delle esibizioni della musica latina è nata con le piccole formazioni musicali e dei conjuntos:  trio, quarteto, septeto fino alle grandi band ed alle grandi orchestre che imitavano, per certi versi le jazz-band e le big-band. Non è contemplato nel mondo latino una disgiunzione tra orchestra/composizione e canto: sono un’unica squadra, per gran parte di dignità live. Dunque la competenza dei cantanti latinoamericani si forma nelle scuole musicali di base dove il canto e la creatività viaggiano di pari passo con competenze artistiche stumentali. I cantanti si formano nelle stesse sale in cui studiano i pianisti, i contrabassisti, i trombettisti, i percussionisti e dunque “cantano” utilizzando bagagli tecnici di tutto rispetto. La dimostrazione di tutto questo sta nel fatto che durante i concerti spesso è facile assistere ad uno scambio di postazioni, durante i quali, ad esempio, la voce solista prende possesso di uno strumento e lo strumentista diventa occasionalmente voce solista.

       Terzo. Il sofisticato bagaglio tecnico dei cantanti latini ed in particolare di quelli dal genere Rumba, Son, Bolero, Mambo Salsa (ecc) in poi è possibile apprezzarla, nella sua massima espressione, nella parte dei brani dedicata alla improvvisazione vocale che prende il nome di “soneo”. Questo genere di improvvisazione vocale si svolge nel "montuno" della canzone, cioè quella sezione (solitamente finale) di un brano latino in cui ad un coro che canta un ripetitivo, periodico ritornello musicale, risponde la voce solista con improvvisazione, udite bene, sia sulle note che sulle parole (a differenza dei rapper che improvvisano soltanto sulle parole). Si assiste ad un dialogo chiamata-risposta tra il coro ed il cantante che si alternano come nelle antiche litanie melodiche della rumba. Dunque per eseguire il montuno i cantanti devono avere, rispetto alle parole, correttezza espressiva, fantasia ed ispirazione; inoltre devono avere rispetto alle note, la conoscenza delle scale musicali, nonchè corretta intonazione ed ampia estensione vocale. Capito quanta preparazione e quanto spessore tecnico/artistico devono avere i cantanti caraibici ? Vi sembra poco? Ascoltare una performance di sonero è assimilabile ad apprezzare un ampio assolo di una tromba con la differenza che al posto dello strumento a fiato c’è una voce umana ed alle note vengono associate parole che raccontano considerazioni ispirate al tema dominante della canzone. Proprio come avviene nel jazz.

Dunque: cantanti di salsa come i nostri neomelodici ? Non scherziamo.

Nei link ho riportato tre brani contenenti famosissimi montunos. “El Montuno”, omonimo brano dei Los Van Van di Chapeando, 2006 interpretato magistralmente da Mayito Rivera. “Dicen que dicen” di Cesar (Pupy) Pedroso da Pupy el Buenagente, 2005 e La Musica Cubana di Ibrahim Ferrer.

A cura di Dino Frallicciardi per Que Rico Sonido, creato nell'ottobre 2019. Tutti i diritti riservati.

Alcune informazioni sono state tratte dalla rete.

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Il guiro anatroccolo...

a cura di Dino Frallicciardi

Novembre 2019. Tutti i diritti riservati.

 

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Questo curioso, apparentemente rozzo, strumento musicale che spesso vediamo nelle formazioni latine, nella salsa, nel chachacha, nel merengue, in realtà si dimostra fondamentale nel garantire alla parte ritmica, la tipica atmosfera caraibica. Senza il guiro non sarebbe latin…

Il güiro è uno strumento musicale tipico dell’America latina, appartenente al genere delle percussioni, gruppo dei raschiatori che permette dunque, di ottenere un tipico suono come effetto di uno sfregamento. E’ presente in gran parte delle zone rurali ed urbane anche se appare maggiormente associato alla musica folk, in particolare la musica folk cubana. Pur essendo molto utilizzato a cuba, è frequentemente suonato in altri paesi latinoamericani come Porto Rico, Repubblica Domenicana, Messico, Eucador, Panama ed anche Brasile.

        E’ formato da una cassa vuota di circa 25-40 cm di lunghezza che lateralmente presenta delle intaccature ruvide parallele. Su questa scalanatura viene fatto strofinare (raschiare) un’altra parte dello strumento chiamato raschietto. Esistono due diversi tipi di raschietti: un raschietto a bastoncino ed un bloccounico con denti multipli in metallo, ottenendo così una varietà di effetti sonori che si adeguano al ritmo in corso. Il suono si ottiene dalla vibrazione dell’intero corpo che agisce da cassa armonica; inoltre sono presenti fori per l’inserimento della presa delle dita.  Essendo di origine rurale, è nato molto probabilmente dalla lavorazione della zucca: una zucca voluminosa viene svuotata e sulla superficie laterale vengono realizzate le scalanature parallele; su questa superfice ottenuta, viene fatto raschiare ritmicamente una bacchetta di legno o di metallo.

       Con molta probabilità si tratta di una percussione di origine africana anche se alcuni esperti, riferendosi al percorso tradizionale colombiano e portoricano, lo vedrebbero tramandato dalle etnie indigene native Taino e Aruachi. La prima testimonianza storica viene attribuita ad un monaco e storico portoricano chiamato Fray Inigo Abbad y Lasierra, che nel 1878 lo descrisse come uno strumento per accompagnare i ballerini insieme a maracas e tamburelli.

         Chiaramente con il passare del tempo, ogni paese ha personalizzato in modo caratteristico lo strumento. A Cuba il Guiro è quello più noto, fatto di zucca o di legno. E’ legato fortemente alle esecuzioni Son e di musica campesina, ideale per suonare il Chachacha nel quale ha un ruolo da protagonista nella filiera ritmica. A Portorico il guiro è quasi costantemente presente nelle orchestre di salsa portoricana, come ad esempio notiamo nelle apparizioni di  Gilberto Santa Rosa, Victor Manuelle e tanti altri. Anche in Argentina ed in Colombia viene chiamato guiro nelle sue versioni di zucca o di legno e viene suonato nella Cumbia argentina o nella Cumbia, appunto, colombiana. Nella Repubblica Domenicana invece prende il nome di Guira e si trata di una versione metallica del guiro (in latta o ottone): ha una maniglia per tenere lo strumento. Si suona tenendolo in verticale per la maniglia e viene graffiata con un pettine di punte di metallo. Molto usato nel merengue. A Panama prende il nome di Guachara.

        I guiros moderni sono generalmente realizzati in plastica dura o fibra di vetro che ne potenziano e ne affinano la qualità acustica ed inoltre conferiscono maggior pregio costruttivo e resistenza all’usura. Alcuni modelli includono fino a tre superfici diverse che consentono di controllare i toni e ottenere ancora più suoni diversificati. Nel ventesimo secolo, alcuni compositori come il russo Igor Stravinski e il francese Maurice Ravel lo hanno promosso ad interprete prestigioso al fianco degli altri stumenti percussivi dell'orchestra classica.

A cura di Dino Frallicciardi per Que Rico Sonido, creato nell'ottobre 2019. Tutti i diritti riservati.

Alcune informazioni sono state tratte dalla rete.

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Un classico della

musica andina:

"El Condor Pasa"

a cura di Dino Frallicciardi

Ottobre 2019. Tutti i diritti riservati.

 

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El Condor Pasa” è uno dei brani più rappresentativi della musica andina. In Perù è considerato alla pari di un inno nazionale. In realtà non nasce originariamente come una canzone isolata, ma in effetti, era una parte essenzialmente musicale di una "zarzuela" composta dal maestro Daniel Alomia Robles nel 1913. La zarzuela è una rappresentazione teatrale spagnola (di probabile origine cavalleresca Madrilena) del tipo lirico-prosa cucita su tematiche drammatiche che nella sua narrazione alterna a momenti di recitazione parlata, intervalli di musica (orchestrale), canto e ballo. La zarzuela in oggetto fu rappresentata per la prima volta al Mazzi Theater di Lima verso la fine del 1913, impiegando voci recitanti e voci di canto (soprano, baritono) guadagnando rapidamente il favore del pubblico, in un contesto storico in cui era evidente una contrapposizione di classe tra operai sfruttati nelle miniere e padroni colonizzatori delle stesse.

         Daniel Alomía Robles era un noto compositore nato il 3 gennaio 1871 nella città peruviana di Huánuco. Di precoci doti artistiche, si mise in evidenza subito nel coro della cattedrale della sua città. Il giovane Daniel termina la scuola ed entra nella "San Fernando School of Medicine dell'Università Mayor de San Marcos": uno dei suoi progetti di ricerca medica lo porta a San Luis de Suharo, dove entra in contatto con la musica tradizionale delle Ande per la prima volta, e così decide di tralasciare la medicina per dedicarsi alla musica, viaggiando nei luoghi rurali peruviani per conoscere la cultura ancestrale andina.

        La prima registrazione del Condor Pasa è riconducibile, con molta probabilità, alla versione della Zoo Orchestra del 1917. Nel 1933 invece fu registrata come opera ufficiale di A. Robles, dopodichè, a seguito di un lungo periodo di oblìo per la musica andina, negli anni ’50 ebbe una rinascita in Europa. A Parigi, precisamente, si verificò un confronto tra comunità di latini provenienti dall'Argentina, portatori del bagaglio folckloristico dei paesi del Sudamericaed i produttori europei. Possiamo citare in questo filone di pubblicazioni discografiche che includevano il brano El Condor Pasa: Achalay (Galeazzi, 1958), Amerique Latine (Incas, 1964). La sua fama ebbe il massimo della notorietà quando il duo di cantanti Paul Simon & Garfunkel decisero di collaborare con gli andini per riscriverla in inglese.  Da allora, innumerevoli gruppi andini, e anche non andini, hanno eseguito versioni diverse del brano: si stima che ad oggi ci siano circa 4500 versioni! E ovviamente ce ne sono per tutti i gusti: dalle versioni giapponesi a quella cantata da Plácido Domingo o dalla italiana Gigliola Cinquetti.  Nel 1977 la melodia fu inclusa nel "Voyager Gold Record", il disco che fu inviato nelle sonde spaziali Voyager verso lo spazio infinito, come campione di un patrimonio musicale terrestre che poteva essere ipoteticamente ascoltato dagli alieni! Nel 2004 il Condor Pasa è stato dichiarato in Perù Patrimonio Culturale della Nazione. Nel 2008, sono stati realizzati 75 anni di registrazione legale della canzone, tanto che oggi El Condor Pasa è un'opera di dominio pubblico.

         La melodia El Condor Pasa richiama allo spirito assoluto della libertà. Il rapace a cui viene attribuita una sacralità venerabile, viene considerato, dagli uomini legati alla oppressione degli sfruttatori e degli aguzzini, il riferimento per il desiderio, la speranza e la preghiera di evadere dalla costrizione per ritornare alla libertà originale, alla armonia con le proprie radici Incas ed alla comunione con il proprio popolo. Il consiglio è quello di ascoltare la versione più tradizionale in assoluta meditazione, lasciandosi trasportare in un volo di mistica districazione…

 

A cura di Dino Frallicciardi per Que Rico Sonido, creato nell'ottobre 2019. Tutti i diritti riservati.

Alcune informazioni sono state tratte dalla rete.

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Il reggaeton è

nato a Panama

o a Porto Rico?

a cura di Dino Frallicciardi

Ottobre 2019. Tutti i diritti riservati.

 

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Le numerose stars di reggeaton portoricane, forti della loro affermazione artistica e della notevole influenza che esercitano nell’industria discografica, hanno sempre rivendicato la paternità del reggaeton e nella sostanza questo genere musicale ha fatto il giro del mondo partendo proprio dal loro incessante lavoro. In verità, se storicamente andiamo a spulciare la gradualità evolutiva del filone musicale, non possiamo non renderci conto che prima della esperienza portoricana (germi afro-antillei a parte), la sperimentazione di «rappare» in spagnolo su basi dance hall è stata rinvenuta a Panama. In realtà andrebbe inserito in questo contesto la documentata uscita, a Panama nel 1985, di un reggae in lingua spagnola ad opera del cantante Chicho Man. Gli avrebbero, di seguito, fatto eco artisti come: Pocho Pan, Nando Boom, Gringo Man, El General che tuttavia, pur adottando lo spagnolo, mantennero i ritmi e le melodie del reggae giamaicano. Questo fenomeno musicale fu appannaggio dei molti immigrati afro-antilleani che arrivarono nel paese per costruire essere impiegati nella costruzione della ferrovia, del canale interoceanico e per dare manovalanza nel mercato delle banane. La ragione di questa maggiore fedeltà alle sonorità giamaicane si spiega probabilmente con il fatto che esiste anche un determinante bagaglio storico proveniente, come già detto, dalla radice antica afro-antillea".

        Nella sostanza possiamo concludere che non è errato assegnare la culla del reggaeton a Portorico perché nella linea del tempo, mentre a Panama il rap spagnolo restava esibito sulle note del reggae, a Puerto Rico, le stesse performance venivano srotolate su schemi hip hop statunitensi.

      A gratificare le aspettative dei panamensi, fortunatamente ci hanno pensato gli stessi addetti ai lavori, anche portoricani. Nomi come Vico C, Calderón, Rubén Blades hanno ricordato che il reggaeton è anche frutto dell’esperienza dei flussi di viaggiatori tra Panama e Puerto Rico. Tuttavia bisogna ricordare che il termine reggaeton deriva dal vezzo linguistico dell’isola di Puerto Rico di aggiungere il suffisso “ton” come superlativo di un termine: dunque “grande reggae”.

    A portorico il genere è nato nelle case popolari e nei garages (i «marquesinas») in cui venivano improvvisati veri e propri studi di mixaggio e registrazione. Il club simbolo della nascita del reggaeton è il “The Noise”: locale fondato nei primi anni ’90 da un uomo intraprendente chiamato Felix Rodriguez (alias "DJ Negro"). Si trovava a La Perla, un quartiere degradato di San Juan, precisamente in 203, Tanca Street. In questo club gli artisti, i dj ed i produttori potevano discutere di rap, dancehall, reggae ed altri stili tropicali, e cimentarsi in esibizioni dal vivo. Sul quel palco, secondo testimonianze, furono suonati i primi brani reggaeton ad opera di molti artisti, oggi, star del correntone, partendo dal giovanissimo Daddy Yankee, ai Kid Power Posse, Wisin&Yandel, Nicky Jam, Tego Calderon, Ivy Queen e tanti altri. Dj negro fu anche lo scopritore di Vico C, questo giovane rapper di origini newyorkesi che si faceva apprezzare negli ambienti hiphop di San Juan per i suoi tentativi di rappare in spagnolo su tracce di merengue. Negro lo promosse sul palco del The Noise senza riserve. Nel frattempo al lavoro di Vico C si affiancò l’analoga sperimentazione che altri come Baby Rasta, Gringo, fino a Daddy Yankee, fecero con il reggae che arrivava da Panama. A partire al 2005, molti cantanti reggaeton hanno iniziato ad occuparsi anche di bachata, tentando di fonderla con il reggaeton, originando l’esperienza “Bachaton”. Dal Noise escono fuori nomi come Baby Rasta, Gringo , Baby Ranks , Trebol Clan , Tony Touch, DJ Negro, DJ Nelson , Don Chezina , Ivy Queen, big boy, El Mexicano.

        Nel 1997, la Sony fiutò il mercato che il reggeaton avrebbe potuto avere ed acquisì i diritti sulle compilation, firmando un contratto di produzione con DJ Negro. Nel 2008, il reggaeton si diffuse su scala globale con nomi noti come Daddy Yankee, Ivy Queen, Shakira, Tego Calderòn, Nicky Jam. Recentemente Panama, invece, può vantare promotori reggaeton di tutto rispetto conosciuti nei nomi di: Eddy Lover, Nigga e The Factory.

A cura di Dino Frallicciardi per Que Rico Sonido, creato nell'ottobre 2019. Tutti i diritti riservati.

Alcune informazioni sono state tratte dalla rete.

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La Trap-bachata

nello scenario

urban latin.

a cura di Dino Frallicciardi

Ottobre 2019. Tutti i diritti riservati.

 

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Negli ultimi dieci anni, diversi cantanti di bachata del genere urban hanno esplicitamente fatto un passo avanti definendo alcuni loro brani musicali “trap-bachata” facendo riferimento ad un sottogenere musicale dell’hip-hop diffusosi in America agli inizi del secolo.

        Innanzitutto ricordiamo cosa significa l’aggettivo urban. Per “latin urban” si intende quel fenomeno di contaminazione che le espressioni musicali classiche latine degli artisti esuli trapiantati nelle metropoli statunitensi (in particolare New-York) hanno subito da parte dei generi musicali neri della città (classicamente definiti urban music) come R&B, Hip-hip, Rap. Gli immigrati latini (e soprattutto le loro generazioni successive di giovani) restavano da una parte legati alle culture musicali delle loro radici, prevalentemente di estrazione contadina, rurale, folck di paesi come Cuba, Santo Domingo, Portorico, Perù (ed altri) e dall’altra parte restavano attratti dai ritmi e dalle sonorità urbane diffuse a go-go nelle strade e nei sobborghi newyorkesi. Dunque i termini riferiti agli stili  “bachata urbana” e “latino urbano” vengono essenzialmente utilizzati per distinguerli dagli stili caraibici più tradizionali ed anche, se vogliamo stressare maggiormente il concetto, da artisti che non si sono spinti oltre in confine della contaminazione pop (come ad esempio brani di "pop-bachata" di Domenic Marte, Dani J, ecc.). La novità del latin urbano consiste anche nell’aver utilizzato testi bilingua (americano e spagnolo) ed ispirati a contenuti più legati alle vicende cittadine e meno sovrapponibili ai tipici temi, tendenzialmente «lamentosi», melodrammatici delle struggenti storie cantate nelle musicalità tradizionali.

         Il termine “Trap” non deriva direttamente dalla parola rap. La trap proviene da Atlanta, Georgia (Stati Uniti) dove intorno all’anno 2000 ha avuto la sua formazione. La parola trap deriva da «Trap-House», ovvero gli appartamenti abbandonati (secondo alcuni, «trappole per topi») nei sobborghi di Atlanta, dove gli spacciatori americani si trovavano abitualmente. Così l’accezione slang comincia a legarsi agli inizi degli anni 2000, alla musica tipica di quegli ambienti, sebbene assuma delle caratteristiche tutte sue. Anche la parola trapping, sempre in slang americano, a volte viene utilizzata per indicare l’azione dello «spacciare». Gli americani TI, Rick Ross, Jeezy , Gucci Mane, Waka Folcka, XXXTentacion, Future e altri sono ritenuti pionieri di questo movimento musicale. Le sonorità sono vicine al mondo dell’elettronica, con kick bass molto pesanti, sub potenti (ricorda la dubstep) e una melodia minimale e ripetitiva che viene riprodotta a loop. Per quanto riguarda la voce, è un rap che spesso si discosta dagli schemi del rap stesso perché fugge da rime o altro ed inoltre perchè la voce assume un ruolo più cantato e meno rappato. I testi riguardano tematiche come il denaro, la droga, il sesso, il successo. Quasi sempre sono poi caratterizzate dal tipico suono dell’Auto-Tune, uno strumento digitale originariamente usato per correggere le imperfezioni vocali ma che può anche essere speso per creare effetti di distorsione nella voce. Nel mondo hiphop, gradualmente, il genere più vecchio e la trap si stanno sovrapponendo quasi al punto di essere poco distinguibili: basti ascoltare lavori recenti di rapper come Kanye West, Drake ecc.

        Dunque il mondo latino non poteva non subire il fascino trap. E’ evidente che i primi ad utilizzarlo come contaminante sono stati i rapper latini, profeti del reggaeton come ad esempio il colombiano J Balvin ed i portoricani Farruko, Ozuna.

Tra cantanti di bachata con chiare sonorità trap,  possiamo citare: Jeyro con la versione “trap-bachata” di “Cuatro Babys”, Chiko Swagg, Pinto Picasso, Grupo Extra, Ozuna, Maluma e tanti altri.

A cura di Dino Frallicciardi per Que Rico Sonido, creato nell'ottobre 2019. Tutti i diritti riservati.

Alcune informazioni sono state tratte dalla rete.

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La prima

bachata

della storia?

a cura di Dino Frallicciardi

Ottobre 2019. Tutti i diritti riservati.

 

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Nella Repubblica Domenicana, intorno agli anni ’40 nasce, come sappiamo la bachata: un antico e tradizionale ballo delle zone rurali, contadine in uso nelle feste e nei riti sentimentali. L’ipotesi squisitamente tecnica-musicale più attendibile, sulla formazione di questo genere, si basa sul fatto che il già presente merengue abbia potuto subire, sperimentalmente, un «rallentamento» ritmico per assomigliare più al Bolero cubano ed un arricchimento armonico estratto dal Blues (con la chitarra elettrica). In particolare possiamo notare che la guira finì con il sostituire le vecchie maracas e la chitarra elettrica con il suo arpeggio, condito da effetti (es chorus, eco), finì con il rubare, gradualmente, questo spazio al pianoforte. La nuova esperienza musicale che inizialmente veniva identificata come "guitar bolero", assunse nel proprio contesto il nome di “bachata”. Gli artisti considerati precursori della bachata vanno ricercati secondo alcuni storici, nelle figure di José Manuel Calderón che intendeva suonare ancora un genere bolero modificato con i brani: “Borracho de amor”, “Luna”, “Serpiente humana”. Altri anticipatori della bachata sono Rafael Encarnación , Bernardo Ortíz con la sua “Dos Rosas”, Inocencio Cruz con la sua “Amorcito de mi Alma”, Leonardo Paniagua e naturalmente il grande Luis Segura con uno dei suoi tanti successi “Que me castigue dios”. Quest’ultimo artista per la sua lunga carriera e la quantità di canzoni che ha contribuito al genere, è uno degli artisti più eccezionali di quei tempi.

        Nel link allegato si vuole celebrare il brano “Borracho de Amor” di José Manuel Calderón che secondo molti può rappresentare la prima bachata, notoriamente apprezzata, della storia della musica latinoamericana. Questo brano, seppur ancora ritmicamente «terzinato» contiene fedelmente tutti gli ingredienti per quella che di li a poco sarebbe satat l'esplosione del genere bachata.

A cura di Dino Frallicciardi per Que Rico Sonido, creato nell'ottobre 2019. Tutti i diritti riservati.

Alcune informazioni sono state tratte dalla rete.

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