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Esposizione sintetica sulla storia dei principali generi e stili musicali del Sudamerica

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a cura di Dino Frallicciardi

Ottobre 2019. Tutti i diritti riservati.

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Le popolazioni autoctone dell’America Meridionale non ebbero la possibilità di contribuire alla nascita della musica latinoamericana in quanto l’inizio della colonizzazione da parte degli occidentali significò la fine della loro civiltà ad opera di un processo di sterminio delle popolazioni originarie del continente e l’estinzione delle relative forme culturali. Nei primi due secoli successivi al 1500 DC giunsero in America latina andalusi, baschi, castigliani, navarri e abitanti delle Canarie, mentre nei secoli XVIII e XIX arrivarono nell’isola asturiaci, catalani e galiziani. Queste comunità erano chiaramente tutt’altro che sprovviste di contenuti artistici infatti esse stesse erano già multietniche a causa delle subite dominazioni romane, visigote e soprattutto arabe (nel periodo storico che va dal 218 a.C. al 1479 quando il matrimonio tra la regina Isabella di Castiglia e Fernando d’Aragona determinala riunificazione politica del paese). La cultura musicale popolare ispanica portò con se la tradizionale musica ballata, detta Zapateo: ballo di origine andalusa appartenente al genere flamenco che prevedeva movimenti prevalentemente dei piedi su una base musicale suonata con i classici strumenti a corda pizzicata e strutturata con forme metriche come la decina e la quartina. Questi elementi tecnici saranno, come vedremo più avanti, determinanti per la maturazione della musica caraibica, in particolare quella cubana.  

Cuba così come nelle Antille (Repubblica Domenicana, Haiti, Porto Rico) e gradualmente in tutta l'America latina giunsero  intorno al XVI secolo, deportati come schiavi,  le popolazioni dell’Africa provenienti da regioni diverse. Le più note sono quelle costituenti le etnie Yoruba, Bantù, Congo. Tra il 1512 e il 1873 entrarono a Cuba circa 900.000 schiavi secondo i dati ufficiali. Gli schiavi deportati a Cuba arrivavano soprattutto dalle zone della Nigeria, Camerun, Dahomey (Benin), inoltre dal nord dell’Angola e sud del Congo. Questi erano comunità basate prevalentemente su credenze religiose politeiste ben strutturate e corollate di ricchi rituali musicali e danzanti. Alcuni storici associano ad ogni etnia, il particolare contributo che hanno apportato per arricchire il bagaglio afro-latino. Nello specifico: Yoruba dalla moderna Nigeria, noti a Cuba con il nome di Lucumí. La loro religione era conosciuta come Regla de Ocha (la via degli spiriti). I congolesi dal Congo nel sud-ovest dell'Africa. La loro religione era il Palo. I Calibar provenienti da Nigeria e Cameru (gruppi semi-bantú) noti a Cuba come Carabali, e la loro religione si chiamava Abakuá. I Dahomey, dal Benin, i Fon, conosciuti come Arará. Ad Haiti la religione predominante era il Vudù. Dalla moderna Liberia e dalla Costa d'Avorio arrivarono i Gangá. .Il popolo dal Senegal e dalla Gambia, ma include anche persone provenienti dal Sudan: a Cuba sono noti con il nome generico di Mandinga. Il famoso verso “Kikiribu Mandinga” si riferisce a loro.

Non è facile dare ordine al vastissimo patrimonio musicale donato al nuovo mondo dalle radici afro. Per grandi linee possiamo distinguere questi grossi filoni che complessivamente rappresentano, artisticamente, un incredibile vespaio di ritmi caratteristici, finemente sofisticati. Frequentemente, il nome dello stile richiama fedelmente anche il tipo di strumento tipico (come ad esempio possiamo citare i tamburi Batà). I gruppi Yoruba hanno prodotto lo stile Batà, Bembè, Chequeré, L’etnia Bantù invece è caratterizzata dagli Yuka, Palo, Makuta, Trillado, Garabado. Sono invece tipici degli Ararà: Afrekete y Masa, Ebioso, Tinosa. Ai Carabalì infine possiamo associare: Abakua e Bricamo. Inoltre non bisogna dimenticare anche le culture afro che ad Haiti hanno subito l’influenza francese, fino alla cultura Vudù. In riferimento al popolo Yoruba, molto determinante per la cultura afrocubana, credevano in una religione in cui esiste un “Essere supremo” formato di 3 elementi e dotato di una forza astratta e cosmica capace di dare vita a tutto (Ashé). Olodumare, è l’universo. Olorun, è il sole, forza vitale della natura. Olofi, è la forza creatrice del regno degli umani e degli animali. Questo “Essere supremo” invia sulla Terra le divinità (Orichas) per aiutare gli uomini a risolvere i problemi quotidiani. Quindi possiamo dire che quella che prende il nome di Regla de Ocha è una religione monoteista ma celebrata come se fosse politeista. Le loro divinità più rappresentative erano:  Olokun (mistero degli oceani),  Orula (divinità della sapienza e della divinazione), Obatalà (padre benevolo), Elegguà (la vita e la morte, l’inizio e la fine),  Oggun (padrone dei metalli), Ochosi (guerriero, cacciatore e pescatore), Yemayà (madre della vita e padrona dei mari), Changò (Re dei re, è considerato Dio del fuoco, dei fulmini, dei tuoni, del ballo e della virilità; padrone dei tamburi Batà), Ochùn (Padrona della sensualità),  Oya Yansa (dea della Morte), Babalù Ayé (Dio delle malattie e santo miracoloso), Osain (medico degli Orichas). Chiaramente nella loro condizione di schiavi, gli africani non avevano il permesso di celebrare le loro divinità sotto il potere cattolico. Finirono così con il fingere l’adorazione dei santi cattolici identificandoli, in cuor loro, con gli Orichas. Così Changò, divenne Santa Barbara. Eleggua, divenne il Santo Niño de Atocha, Babalù Aye divenne S. Lazzaro. Nasce dunque il Culto della “Santeria”. Il nome “Santeria” fu coniato in effetti dagli spagnoli per idealizzare questa apparente, enorme devozione da parte degli schiavi verso i Santi. I culti della Santeria daranno un contributo determinante alla nascita della musica cubana.

     A ridosso della robusta e ricca radice africana sopracitata, vanno ad intersecarsi gradualmente i contributi dei colonizzatori nella veste della cultura musicale spagnola, francese, inglese o in qualche modo all’influenza dell’occupazione europea in generale. Ma andiamo per gradi.

Il preciso ordine cronologico e le esatte associazioni di originalità sono sempre materia dibattuta da parte degli storici e dei critici musicali, ma sostanzialmente quello che possiamo dire di certo è che dall'inizio del 1500 in poi si assiste, in America latina ad una continua e frenetica contaminazione. Furono però maggiormente le popolazioni nere, trattate come schiavi e ripudiate socialmente e culturalmente dai bianchi, a percorrere un cammino creativo strettamente ispirato alla loro condizione di vita fino a generare un primordiale repertorio musicale definibile “autoctono” se lo consideriamo a partire dalla loro deportazione nel continente americano. La prima necessità degli schiavi fu quella di individuare situazioni per nascondersi dalla meschinità dei bianchi ed intrattenersi in momenti socializzanti e rievocativi. Parliamo della musica popolare degli schiavi e degli eventi dei lavoratori dei campi. Nel periodo di fine 1700 viene collocato storicamente l’inizio del cosiddetto Punto Guajiro o Punto Campesino, uno stile musicale di origini andaluse diffusosi nelle regioni prevalentemente occidentali del Paese. Il suo nome rievoca appunto il significato dell'origine contadina (“guajira”=contadina). E' una musica prevalentemente recitata in versi. Gli strumenti principalmente utilizzati erano: laud, legnetti e güiro. I principali stili della musica campesina erano: il punto libre (pinaregno), il punto fijo (camagueyano) e la segadilla. Molto probabilmente è proprio tra la metà del 1600 e l'inizio del 1700 che compare a Cuba uno strumento tanto semplice ma baluardo fondamentale della ritmica delle melodia afrocubana, presente fino ai nostri giorni nella salsa e nella timba: la clave! Si tratta di due bastoncini, di un legno alquanto duro (spesso di guayacan) di forma cilindrica; uno dei due può essere leggermente maggiore in dimensioni ed essere scavato all’interno in modo da conferire maggiore volume al suono. La leggenda vuole che il porto dell’Avana fosse pieno di questi paletti che avevano la funzione di riparare le navi commerciali spagnole, erano in un pregiatissimo legno in grado di resistere a tutto, compresa l’acqua del mare, e sembra inoltre che la loro sonorità fosse naturalmente ispiratrice di ritmi vivi e sensuali. Battendo i due componenti uno sull'altro si scandisce il ritmo di un mondo di melodie e di stili del panorama latinoamericano. Anche i ballerini ascoltano costantemente la clave per eseguire le danze quasi come un metronomo (un battito cardiaco!). La clave è una sequenza di due misure musicali: una sincopata composta di tre colpi ed una lineare di soli due. Esistono due modi di suonare la clave in 4/4: la clave negra detta anche clave 2/3 tipica della rumba cubana e la clave cubana detta anche clave 3/2 tipica del Son.

       Sempre dalle radici schiave-contadine, nella fine del 1700 nasce la Guaracha. All’inizio lo stile si diffuse nei ritrovi e nei bordelli frequentati dai bassi ceti sociali. Assunse rapidamente una funzione di critica ironica aperta verso il sistema della schiavitù e della prevaricazione bianca e per questo molto perseguitato (rappresentazione dei “bufi”). Nel 1869 nel Teatro Villanueva a L'Avana in occasione della esibizione in scena di un “bufo antispagnolo”, alcuni soldati spagnoli attaccarono il teatro uccidendo una decina di persone. Politica e musica ebbero una evoluzione sincrona. Si trattava probabilmente di un ballo di coppia, non con una sequenza di passi vincolati come la contradanza. L'arrivo del Son oscurerà poi questo fenomeno che verrà in parte ripreso in età contemporanea dai portoricani.

       Parallelamente, nella terra di Portorico nasceva il fenomeno della Bomba. Nella regione di Loiza, probabilmente la Bomba si diffuse nei luoghi vicini alle piantagioni coloniali dove gli schiavi africani provenienti dall’Africa Occidentale e tutti i loro discendenti lavorarono. Danzando, gli africani in schiavitù, celebravano i loro battesimi ed i loro voti, oltre a pianificare la attività di resistenza e di ribellione. Per questo motivo, queste celebrazioni ricevettero una forte censura e limitazione da parte dei dominatori (erano permesse esclusivamente nei festivi). Nel ballo della Bomba, il suono dei tamburi, fatti di pelle di baccalà e di botti di rum, svuotati al loro interno, attiravano la popolazione in un cerchio. I ballerini, in spirito di competizione, seguivano a turno i tamburi, creando una assonanza con i loro movimenti, intraprendendo un dialogo con il tamburo. Le ballerine inscenavano con il ballo figure ironicamente provocanti. L'influenza inglese e francese fu più evidente in questo territorio ma anche e soprattutto in Haiti e successivamente a Cuba. Gli stili celebrativi volutamente nobili e narcisistici europei si imposero nelle Antille replicando le esibizioni della Contraddanza inglese e francese di fine 1600. La contraddanza arriva a Cuba da vie differenti: dall’Inghilterra, con le navi inglesi che sbarcarono all’Avana nel 1762 e dalla Francia il cui apice di insediamento coincide con l’indipendenza haitiana che provoca lo spostamento migratorio dei francesi da Haiti a Cuba (neri e coloni bianchi) alla fine del XVIII sec e agli inizi del XIX sec. A partire dal 1800, la coesistenza di culture così diverse per causa dell’industria dello zucchero incastrò i motivi musicali e della danza europea con l’esperienza creola dei musicisti di colore Tomàs Alarcón e Menéndez. Questo ballo, veniva celebrato di casa in casa, nelle sedi di ritrovo delle comunità più umili della popolazione, in cui venivano variate alcune caratteristiche, mentre in altre sale di ballo, luoghi di ritrovo della classe media e di alcuni dirigenti del paese, la danza manteneva un certo aspetto formale. Nel frattempo si introducevano altri balli provenienti dalle colonie, dei quali si apprezzarono certi stili, frutto dell’interpretazione creola (come i balli del chin chin, el congò, el cariaco, el tumbade, el toro, le dengue, la guambina, la caringa, Juan Grande, la celebra ed altri.). La Contraddanza musicalmente rispecchiava i canoni del valzer con una scansione ritmica rielaborata: la danza inizialmente era basata su molte figure di coppia unite in più coppie di ballerini che si coordinavano ed eseguivano le figure chiamate dal Bastonero, una persona che scandiva il tempo in modo terzinato (appunto come il valzer) percuotendo un bastone sul pavimento e chiamava le figure. Alcune figure furono attinte anche dal ballo spagnolo. In seguito alla rivoluzione haitiana del 1791, a Cuba migrarono i coloni francesi da Santo Domingo, portando i loro schiavi nella provincia di Oriente di Cuba. Qui la Contraddanza conosce i ritmi afro-cubani e diventa Tumba (o Tumba francese). La Tumba francese combina tradizioni musicali di origine occidentale francese e spagnola alla africana bantù: la parola "tumba" proviene probabilmente dalle parole Bantù e Mandinka che stanno per tamburo. A Cuba, la parola tumba è usata per indicare i tamburi, i gruppi e l'esecuzione stessa di queste danze scandite dal suono dei tamburi e dalla voce di interpreti prevalentemente femminili. Il tumba e la contraddanza si influenzarono vicendevolmente fino a partorire con l'inizio del secolo successivo (1800) la Habanera.

       La Habanera è una musica e danza popolare cubana basata su un ritmo binario, diffusasi fin dal sec XIX in tutta l'America Latina e quindi, in Europa. Simile al tango: dal ritmo lento e scorrevole. Ballata principalmente dalla gente di colore in coppia. Il principale compositore cubano di habanera è Ignacio Cervantes. Celebri sono le habanera composte da S. Iradier ("La Paloma", 1840) e da G. Bizet ("L'amour est un oiseau rebelle", nel primo atto di Carmen); altre habanera furono musicate da C. Saint-Saens, M. Ravel, I. Albeniz. La habanera avrà poi grande risonanza in Argentina assumendo verso fine del 1900 le vesti di Milonga e Tango.

      La Cumbia è una musica popolare colombiana derivata dalla fusione di elementi culturali musicali africani Bantù con quelli dei dominatori spagnoli. L'etimología della voce cumbia è ancora controversa ma l’ipotesi più accreditata vede la derivazione dal termine Bantú “cumbé” (che significa rumore/festa). La forma più antica di Cumbia è la Cumbiamba (intorno al 1600) ovvero una danza circolare che avveniva ad opera dei pescatori intorno ad un focolare. La cumbia nacque probabilmente nel paese della cultura indigena Pocabuy (che abitava la regione del Banco, Magdalena) oppure a Ciénaga, Magdalena (vicino a Santa Marta), oppure a Soledad, Atlantico (vicino a Barranquilla), o a Cartagena, in ragione della vicinanza ai porti da dove entrarono inizialmente i conquistatori e colonizzatori spagnoli. In seguito alla demolizione del regime della schiavitù, si verificò il passaggio dalla danza in circolo a quella di coppia (nata prevalentemente nelle zone al di sopra di Panama) che aveva contenuti e finalità tipicamente seduttivi e di corteggiamento.  Agli inizi del Novecento, la cumbia comparve nei locali pubblici dei maggiori centri del Nord. Dopo il 1950, i mezzi di comunicazione cominciarono a diffondere la musica cumbia in patria, ma anche nell'America Centrale e Meridionale. Di seguito diversi gruppi di musicisti e danzatori colombiani si fecero messaggeri dello stile musicale nel mondo. La cumbia ha sicuramente influenzato altri generi musicali caraibici come merengue e salsa. Il gruppo musicale tipico o autoctono della cumbia è conformato da una tambora (tamburo grande), un tamburo allegro, un campanello, un guache (o maracas), ed un flauto di milio (o cornamuse). L'uso delle maracas e delle cornamuse si limita a certe regioni geografiche. Si conoscono diverse varianti ed evoluzioni della cumbia: Cumbia Argentina, Cumbia costaricana, Cumbia messicana, Cumbia paraguaiana, Cumbia peruviana, Cumbia salvadoriana, Cumbia venezuelana, Merecumbé, Tecnocumbia, pop- e rap- cumbia. Una delle artiste più conosciute nell'ambito della Cumbia è stata sicuramente la cantante Selena, una cantante statunitense che è stata purtroppo uccisa a soli 23 anni, ma nel suo breve periodo di attività musicale è diventata una icona della musica latina, venendo quasi 60 milioni di copie in tutto il mondo. Inoltre Carlos Vives, interprete di vari album tra il 1986 ed il 2014, dei quali si evince una caratteristica sonorità pop latina, con inserti Cumbia. Potremmo quindi definire il genere come Tropipop ossia Pop tropicale.

 

        Il percorso musicale caraibico che vede maggiore influenza dei contenuti europei viene individuato, dai critici musicali, principalmente come storia della musica popolare latinoamericana. Il percorso invece più confinato nella produzione africana-autoctona che ha dovuto subire la censura della parte aristocratica bianca viene piuttosto collocata nel termine propriamente folcloristico. In più, questa contrapposizione di classe ha catalizzato la nascita di inevitabili comportamenti  prevalentemente ironici ma originali che riguardano il gusto da parte degli schiavi, di imitare, tramite interpretazioni ridicolizzanti-scimmiottamenti, i comportamenti dei padroni bianchi. Dunque dalla musica e dal folclore dei campi, nasce intorno alla metà del 1800 il Changui: esso nasce nella regione di Guantanamo. Si sviluppò nelle raffinerie della canna da zucchero e nelle comunità rurali popolate dagli schiavi. Esso combina la struttura e gli elementi della canzone spagnola sull’accompagnamento  della chitarra, con i ritmi africani e le percussioni di origine Bantu Arara. Il Changui si suona con quattro strumenti: Kalimba, Bongo, Tres, Güiro (o Guayo) e uno o più cantanti.

Durante il periodo coloniale spagnolo a Cuba, la comunità nera dei servi e degli schiavi vedeva, da parte dei loro dominatori, limitata la loro libertà di riunirsi per celebrare feste. Questi momenti venivano ristretti prevalentemente ai fine settimana oppure in particolare momenti dell’anno. Questi gruppi numerosi di musicisti e ballerini, caratterizzati da una forte impronta africana, mettevano in piedi una sorta di raduni e/o di processioni che prendevano il nome di Comparsas. Le Comparsas più note furono quelle che si esibivano nei carnevali di Santiago di Cuba e dell'Avana. Da questi contesti gradualmente viene fuori il concetto di Conga, un termine di probabile etimologia africana che riassume sia il tipo di musica che viene suonato, che il tipo di ballo ed il tipo di strumento (tamburo) che padroneggia nelle percussioni. Non è facile accettare per ufficiale una sola ipotesi sulla creazione della Conga in quanto, come più volte abbiamo ribadito, il cammino della creatività di radice afrocubana è sempre stato osteggiato dalla critica e dai mezzi di informazione dominante di proprietà bianca che ne allontanavano con sdegno e disprezzo il proprio interesse. L’ipotesi più attendibile è la stretta relazione che esisteva tra il termine dispregiativo “Congo” e “comparsa” e gli affari dei gruppi di schiavi afro-cubani. Può darsi che con il tempo l’accezione femminile riferita alla “canzone dei Congo” sia diventato di uso più diffuso. In più diversi termini del panorama folcloristico del linguaggio congolese si avvicina alla parola Conga. La musica delle congas è diventata un genere stesso, introdotta nella melodia popolare cubana All'inizio del 1900: artisti come Eliseo Grenet e gli Havana Cuban Boys di Armando Oréfiche esaltano l’esperienza della Conga per farne un nuovo genere e diffonderlo sul panorama internazionale; inoltre Ernesto Lecuona, Rafael Ortiz e Arsenio Rodríguez. Quest'ultimo si trova anche tra i principali interpreti di questo genere, assieme a Machito, a Mongo Santamaría e i Tambores de Bejucal. Lo stesso tamburo che a Cuba veniva chiamato tumbadora prese il nome di congas dalle congas de comparsa. Le comparsas e dunque la Conga di Santiago de Cuba è ritenuta la più antica e la più importante anche nell’ambito del Carnevale cubano. Fra gli strumenti usati ci sono: las galletas (tamburi larghi e snelli), los bocuses (simili ai congas), il quinto (tamburo conga più acuto) los hierros (tamburi di ferro) e la cornetta cinese, simile all' oboe, portata a Cuba dalla Cina alla fine del secolo XIX. Le congas dell’Avana (congas habaneras) non utilizzano generalmente la corneta cinese ma suonano piuttosto trombe, tromboni e sassofoni.  Le percussioni sono maggiormente rappresentate da redoblantes (tamburi laterali), bombos (grancassa), quinto, tumbadora (il tamburo conga più basso) e percussioni di metallo. Il ritmo è incalzante e molto veloce tanto che per essere interpretato correttamente andrebbe suonato come un ritmo in 4/4 ma con un andamento in 6/8 “terzinando” il più possibile i colpi che vebgono suonati. La conga si balla eseguendo passi laterali disposti in file parallele oppurre in cerchio disponendo delle coppie.

        E' nel 1850 che orientativamente viene collocata la nascita del Merengue nella Repubblica Domenicana (ed Haiti). Dopo la venuta di Cristoforo Colombo, l'isola venne divisa in due parti: quella settentrionale sotto la dominazione francese (e con una grande percentuale di popolazione africana chiamata Haiti) e l’altra sotto la dominazione spagnola (popolata per la maggior parte da creoli) chiamata Repubblica Dominicana. L'ipotesi più probabile e suggestiva è che il ballo possa essere nato dal movimento trascinato degli schiavi neri incatenati nei piedi che venivano portati dall’Africa nelle colonie per lavorare nei campi di canna da zucchero. L’unico movimento possibile sarebbe stato quello di spostare ritmicamente il peso del corpo da un piede all’altro. La possibilità di esprimersi esclusivamente con una sorta di “ancheggiamento” sui 2/4 avrebbe inventato il tempo musicale tipico di questo ballo. Sul momento storico esistono varie tesi: in seguito alla vittoria domenicana nelle battaglie di Talaquera; oppure probabilmente nato da una musica cubana chiamata Upo habanera, in cui una delle sue parti si chiama merengue. La Upo, attraverso Puerto Rico, sarebbe arrivata a Santo Domingo nella metà del 1800 diventando merengue e contrapponendosi al Tumba in una diatriba culturale che durò non poco. Altre ipotesi recitano la fusione di stili europei come la polca e la mazurca con ritmi di origine congo. Strumenti tipici del merengue sono l'accordeon, la tambora e la guira. Il ballo poteva avere una espressione individuale (interpretativa), di coppia (corteggiamento) o di gruppo.

        Nel 1870 compare un fenomeno molto importante che getterà le basi per una nuova primavera artistica della musica cubana: il movimento dei Trova. A partire da Santiago di Cuba e dalla parte orientale dell’isola, molti artisti cominciano a migrare per il territorio cubano esibendo una musica, la musica dei “trovadores”, cantata su accompagnamento di chitarra. Una sorta di romantici pellegrini cantastorie. Molti ritengono che questo fenomeno sia il precursore della nascita, poi del Bolero e della Cancion cubana. Iniziò con Pepe Sanchez (Josè Vivanco Sanchez) che non fu un vero e proprio musicista, ma tuttavia un grande pioniere che fu poi seguito da altri artisti come: Sindo Garay, Jose Chicho Ibanez, Rosendo Ruiz, Manuel Corona. I Trova iniziarono a lavorare in gruppi di musicisti in numero gradualmente crescente: due o tre, sextetos / septetos / conjuntos.

Nel frattempo torniamo al fronte afro-iberico, nel cuore del folcklore cubano: quando l’abolizione della schiavitù (1878) libera gradualmente e definitivamente l’espressione e la fantasia dei neri d’Africa ormai diventati comunità autoctona dell’isola nasce la Rumba. Numerosi gruppi, masse di negri, abbandonano i campi per trasferirsi nelle periferie della città dove iniziavano a vivere in sobborghi poveri, essenziali, comunque ghettizzati dalla borghesia di origine europea. Pur tuttavia in questi luoghi umili, riuscivano in qualche modo a sopravvivere con lavori che svolgevano in città. La loro cultura, religione, restava comunque legata alle profonde radici storiche, per cui forte della graduale ritrovata libertà di espressione, iniziarono a dar vita a manifestazioni quotidiane musicali e danzanti. Nella loro estrema miseria, utilizzarono ogni oggetto potesse emettere un suono, una ritmica: comodini, casse vuote venivano utilizzati come tamburi; zucche vuote riempite con pietre servivano come maracas;  marimbe costruite con avanzi vegetali e di legno; le già succitate claves. Il numeroso gruppo che forma la rumba partecipava poi con altri strumenti di fortuna come posate, ferrarglia ecc. Dunque rumba proviene probabilmente da “rumbear”, un termine spagnolo che vuole descrivere un particolare, seducente modo di ondeggiare bacino e fianchi nel ballo. I ritmi complessi emessi sulle “percussioni”, con velocità anche estreme, provengono dalle culture africane già raccontate precedentemente, così come la gestualità del ballo con movimenti ampi, bizzarri, descrittivi della vita rurale e delle leggende religiose. Il canto raccontava spesso storie legate al dramma ed alla sofferenza della schiavitù con toni amareggiati ma sempre dignitosi. La rumba veniva classicamente rappresentata in tre momenti che con il passare del tempo sono diventati poi anche tre stili ben identificabili. Yambù: la protagonista è la donna che mette in evidenza con sensualità le sue doti domestiche e seduttive. Guaguancò: momento rappresentativo del corteggiamento in cui l’uomo accenna movimenti di conquista verso il corpo femminile e la stessa risponde con gesti di rifiuto-provocazione evocando le rispettive doti di fertilità. La musica in questa fase diventa più intensa. Columbia: su un ritmo molto veloce il protagonista è il maschio che mette in evidenza (in gara con gli altri maschi) la propria abilità e virilità con la danza. E’ evidente che i contenuti istintivi ed espliciti della rumba mal convivevano con quelli pudici della aristocrazia cubana che cercò di amplificare il distacco sociale con i neri in questi termini.

       Nel nostro approssimativo ordine cronologico descrittivo, dobbiamo voltarci nuovamente verso i fenomeni musicali prodotti dalla influenza europea che parte dalla contraddanza, all’habanera fino alla seconda metà del 1800 quando il primo gennaio del 1879 nel liceo di Matanzas veniva suonato per la prima volta un nuovo genere musicale che avrebbe preso il nome di Danzon. Una orchestra di strumenti a fiato diretta dal cornettista Miguel Failde eseguì un brano molto apprezzato dai ballerini: il suo primo danzon, “Las alturas de Simpson”, fu un adattamento musicale di un ballo popolare avendo ricevuto il compito di comporre un ritmo per ballare in modo calmo e pacato, sintetizzando i generi e stili già accettati nella musica popolare cubana. Il ritmo lento permetteva ai ballerini di ballare vicini con movimenti sinuosi del bacino e baricentro basso. Era ritenuto inaccettabile ballarlo durante le feste di persone rispettabili e venne bandito poiché introduceva elementi dell’Africa. Dunque il Danzon diventa quasi una naturale contrapposizione culturale del popolo schiavo  alla Contraddanza di appannaggio della classe nobile e dirigenziale. Molti dei contenuti anche figurativi del ballo Danzon, rispecchiano l’intenzione allegorica e ridicolizzante delle manifestazioni asettiche ed aristocratiche dei “padroni bianchi”.  Per la prima volta i ballerini potevano essere anche di razze diverse, pertanto vi era la preoccupazione per la mescolanza razziale. Nonostante le critiche, il Danzon divenne popolare e fu la musica predominante a Cuba fino all’arrivo del Son. Inizialmente l’orchestra tipica era formata da due clarinetti, un flauto, un cornetto, un trombone, due timpani e un güiro. All’inizio del secolo successivo si arricchirà di altri strumenti nella formazione charanga (pianoforte, flauto a cinque chiavi, contrabbasso, paila, güiro, due violini e una conga). Tra i principali compositori ed interpreti del genere ricordiamo Raimundo Valenzuela, Enrique Peña, Chencho Cruz, Corbacho, Felipe Valdés, Antonio Maria Romeu, Eliseo Grenet, Ricardo Reverón e Pablo O'Farrill.

        A partire dal 1850 germoglia a Cuba quello che viene considerato il vero precursore della salsa, ovvero il Son. Il Son nasce nella parte orientale e montagnosa (da qui il termine anche di Son Montuno) di Cuba: ci riferiamo a Guantanamo, Baracoa, Manzanillo e Santiago de Cuba. Molti storici raccontano di un nero di origine haitiana, Nené Manfugás che avrebbe portato primi brani son al Carnevale di Santiago de Cuba nel 1892 con uno strumento originariamente di archi di tradizione spagnola. Questo aneddoto storico vuole marcare l’attenzione sulla notoria componente haitiana nella nascita del Son. Il succitato, famoso esodo haitiano di inizio 1800 a est di Cuba, in particolare verso Guantanamo e Santiago de Cuba, comportò l’arrivo di manodopera nera della Sierra Maestra nelle piantagioni di caffè di proprietà francese. Gradualmente, la musica religiosa haitiana si immerse in quella cubana. La musica haitiana come abbiamo già raccontato non è totalmente africana, dal momento che gli haitiani sono arrivati ​​a Cuba con i loro maestri francesi e la musica prodotta dagli haitiani era una miscela della Contraddanza francese con influenze africane e spagnole (Tumba francese). Il Son rappresenta quindi l’evoluzione della musica campesina, changuì e del movimento trova. A Cuba esistono varie forme di Son a seconda della zona di diffusione. Changuì, tipico di Guantanamo;  Sucu Sucu, tipico dell’Isola della Gioventù (a sud della provincia di Havana-Matanzas); Son Campesini, tipici della zona di Mahaua (Son mimetici). Son Urbano, tipico dell’Havana.  Sembrerebbe del 1850 il più antico son: il “Son de ma Teodora” della domenicana Teodora Gines. I primi strumenti (Cuarteto) tipici del son furono: Tres, Guiro, Bongo, Marimbula. Il Son fu galeotto di ballo di coppia, eseguito con movimenti eleganti e/o sensuali del dorso, delle spalle e del bacino. Inizialmente la coppia balla in posizione chiusa e solo quando aumenta il ritmo esegue alcune figure. La massima esplosione di questo genere si avrà poi agli inizi del 1900 quando i musicisti neri trovarono spazio in un ambiente musicale finora occupato esclusivamente dai bianchi. Più avanti infatti, ritroveremo i fratelli Martinez (“Cuarteto Oriental”) poi ribattezzato ”Sexteto Habanero”. Anche le formazioni orchestrali poi, da cuarteto passeranno a sextetos ed i septetos con l’aggiunta contrabbasso, maracas, clave (famosa la clave blanca di Son 3-2), trombe, pianoforte. Il Sexteto Habanero perfezionò lo stile distintivo del son cubano, basato sul tocco del trés, sul plettrato continuo della chitarra, accompagnata dalle maracas, con la botija o marimbula, sostituita dal contrabbasso e la tromba che esegue il discorso melodico, così come per le improvvisazioni del montuno, in contrappunto con il cantante. Altri sestetti e settetti noti furono: Occidente, Boloña, Septeto Nacional (Ignacio Piñeiro, 1927). Con Piñeiro il son cubano acquista sfumature di guaguancó e della clave habanera. Tra i brani principali: “Bardo”, “Quatro palomas”, “No jueges con los santos”, “El guanaco relleno”, “Buen Viejo”, “Entre tinieblas”, “Mentiras, “Salomé”. Famoso fu anche il Trio Matamoros (Santiago de Cuba, 1927)  dal compositore, cantante e chitarrista Miguel Matamoros. I brani più di successo furono:  “Son de la loma”, “El que siembra su maiz”, “La mujer de Antonio”, “El paralitico”, “Hueso na’ ma”. Gradualmente da parte di questi gruppi vi furono brani nati da sperimentazioni musicali come Boleros-son con “Lagrimas negras”, “Olvido”, “Triste, muy triste…“; Son-guaguancò (Ignazio Pinheiro), Guarachas-son (Antonio Fernàndez e Nico Saquito) come “Compay gallo”, “Maria Cristina”, “Jaleo”, ” No dejes camino pro vereda”; Guajira-son con la famosa “Guajira Guantanamera”. Paradossalmente l’ ”estinzione” del Son nacque gradualmente man mano che si passò dai cuarteto alle vere e proprie formazioni polistrumentali fino alle orchestre.

       La fine del 1800 vide l’incontro tra l’espressione musicale melodica spagnola che già veniva identificato nella penisola iberica come “Bolero” e la Contraddanza. Di quest’ultima, il ritmo sincopato denominato cinquillo contribuì a colorire la prima, maturando, grazie al tappeto delle percussioni africane, nel complesso come Bolero cubano. Il Bolero cubano divenne un genere musicale sempre più originale quando perse gradualmente il tempo 3/4 a favore del 2/4. Esso si presentava come un ritmo lento ma intenso, meditativo e travolgente allo stesso modo, inserito quasi sempre in un contesto struggente romantico. Attraverso l’ascolto del Bolero il pubblico riusciva anche a provare le stesse emozioni che il cantante raccontava di se stesso. I principali esponenti furono Santiago Pepe Sanchez a cui viene attribuito, forse il primo Bolero “Tristezas”. Altro precursore fu Nicolàs Camacho. Con la nascita della Repubblica Cubana (nel 1902) il Bolero riceverà una nuova rifioritura, fatta di varie contaminazioni come il Rock Bolero nello stile delle Chavales di Spagna; il Bolero-chá registrato da Belisario López; il Bolero-mambo con lo stile inconfondibile di Beny Moré, ecc.

        Ad inizio 1900, in Portorico, la caduta della schiavitù, la maggiore presenza del regime politico ed economico nordamericano comportarono lo spostamento di flussi migratori dalle zone rurali delle piantagioni, verso l’isola caraibica in cerca di opportunità di lavoro. Apriamo una parentesi su Portorico. Anche la musica portoricana, analogamente a quanto già detto precedentemente, deriva dalla sovrapposizione di più radici culturali. La radice indigena originaria della regione caraibica rappresentata dalla etnia Taina in particolare a Portorico, lascia una impronta tradizionale rappresentata dai riti dell' Areito: cerimonie religiose con strumenti musicali già presenti alla fine del XV secolo, quali il güiro, maraca. La radice spagnola, dei colonizzatori: attività musicale laica e religiosa che presentava l'esibizione di strumenti di estrazione europei come batteria, arpa, campane, clavicordo. La radice africana, presente in Portorico già dal 1511, riguarda il contributo dato da etnie come gli Ashanti, Fante del GhanaCarabali della sponda meridionale del fiume Niger, i Congolesi dell'Africa equatoriale e, dalla fine del XVIII secolo fino alla metà del XVIII secolo del diciannovesimo secolo, gli Yoruba. Un fattore che causò un notevole impatto sulla formazione musicale dell'isola, fu l'arrivo nel 1765 di un gruppo di musicisti insieme a un reggimento militare spagnolo che diede vita a concerti pubblici per motivi politici, religiosi e sociali. Alla fine del XVIII secolo, la musica popolare si è evoluta nel momento in cui nella capitale, San Juan, convergevano i vari interpreti legati alla Chiesa, alla comunità cittadina ed a quella rurale. Nel corso dei secoli XVIII e XIX, la musica portoricana assorbe le influenze provenienti dall'Europa (il minuetto, la contraddanza francese). All'inizio del XIX secolo, esisteva già uno standard per il tipico set di strumenti di musica rurale composto da tiple, quattro, chitarra e bordonúa suonati da musicisti neri e creoli mulatti. I balli a Puerto Rico erano classificati in due categorie: i balli della società e quelli dello “scarabocchio”. I partecipanti ai balli della società erano persone dell'alta classe sociale. In queste danze si sentivano prevalentemente le versioni «criollizzate» di contraddanza, valzer, mazurka, polka, galoppo, rigodon e cotillion. I balli di scarabocchio erano rivolti a persone della classe popolare e al pubblico in generale. Nelle danze di scarabocchio le espressioni di origine europea erano combinate con quelle native come il Fandanguillo, il Sonduro e il popolare Seis. Dal 1820, Puerto Rico riceve un gran numero di artisti in visita: compagnie itineranti di opera e successivamente "troupe" di Zarzuela da Madrid, che offrono gli ultimi successi del teatro musicale spagnolo. Nel 1823 musicisti e artisti dilettanti fondarono la Philharmonic Society, una compagnia che nel 1845 fu migliorata da Alejandro Tapia y Rivera (1826-1882). Nel 1832 fu inaugurato a San Juan il "Teatro Comunale" (ora “Teatro Tapia”), nato per la promozione della musica d'artista o classica sull'isola. Nel quarto decennio del diciannovesimo secolo nella città meridionale di Ponce, iniziò il boom di quella forma artistica musicale e di danza che di li a poco sarà considerata come musica nazionale: è la musica dei meticci perché combina elementi armonici e melodici dell'Europa centrale con i ritmi dell'eredità africana e le influenze dell'ambiente caraibico, sia cubano che venezuelano. In principali interpreti di questo filone furono: Manuel Gregorio Tavárez (1843-1883) e Juan Morel Campos (1857-1896). Nella esecuzione di queste melodie, il piano era il mezzo principale per eseguire la ritmica. Il resto dell'ensemble strumentale era formato da: violini, cornetín, clarinetti, contrabbasso, eufoni e il guiro come supporto ritmico. Tre epoche di splendore possono essere raggruppate durante l'evoluzione di questo fenomeno artistico: il tempo di Tavárez, il tempo di Morel Campos e il tempo di José Ignacio Quintón (1881-1925). I balli portoricani più noti furono il Seis, la bomba, la plena, il guaracha, il valzer, il mazurka, la polka, la jibara. La stessa Borinquena nasce come danza popolare fino a diventare l'inno nazionale Portoricano. Frequenti nella strumentazione erano il quattro, il tiple e il bordonúa. Il quattro è lo strumento rappresentativo del patrimonio musicale portoricano: si sente nel jíbara (musica contadina, jazz e musica cult). Per quanto riguarda le percussioni: la pompa (un tipo di tamburo), il güiro (strumento ricavato dal guscio di un frutto sezionato che viene sfregato con un raschietto o un battitore dentellato) e le maracas (strumento realizzato con una varietà di gusci, in cui si depositano semi o ciottoli, che dovranno essere agitati ritmicamente). Il Seis viene attualmente considerato dalla maggior parte degli esperti di musica portoricana, la "spina dorsale della musica rurale". È un ritmo molto allegro ballato dai jíbaros (nomenclatura che tradizionalmente identifica gli abitanti della zona rurale montana di Puerto Rico) con grande entusiasmo. Il decimo e il Copla sorsero nella zona centrale dell'isola. Il decimo è una poetica musicata che si basa sull'improvvisazione di un cantante (trovatore) su un tema convenzionalmente suggerito dall'occasione, richiedendo all'interprete di creare versi istantanei in rima rigorosa. Il Guaracha nacque nel corso del 18° secolo come una fusione della tradizione costiera africana ed europea. Si svolge a Cuba e arriva a Puerto Rico a metà del XIX secolo. La sua strumentazione originale era tipica delle aree rurali, alla quale sarebbero state aggiunte bacchette, maracas, campanacci, chiave e bongo. Qui nei borghi delle classi lavoratrici portoricani, nasce la Plena. La Plena era conosciuta come una sorta di “notiziario cantato” perché i testi raccontavano storie della vita corrente della gente del popolo. Essa deriva tecnicamente, direttamente dalle radici musicali e culturali nell’Africa Occidentale mescolata alla musica jibara (spagnola-araba), degli indios tainos. A Ponce, una città situata nella parte sudoccidentale dell’isola, emergono i primi esempi di plena: un ritmo veloce che potrebbe suggerire una similitudine con il merengue di Haiti e della Repubblica Domenicana. La strumentazione utilizzata per produrre questo genere musicale è cambiata molto nel corso degli anni. Tuttavia l’elemento essenziale rimane il Panderetes, i tamburelli con tre diverse dimensioni: il Tumbador ( il più grande ), Seguidor ( il medio ), Requinto ( il più piccolo ). Altri strumenti usati sono il guiro, la chitarra portoricana Cuatro , le maracas e le fisarmoniche.

        Durante la prima metà del 1900 i diversi generi musicali che acquistavano una popolarità crescente all’interno della società latinoamericana ed in particolare a Cuba, confluirono in un periodo catalizzatore in grado di accelerare vorticosamente il percorso di maturazione di nuove esperienze creative musicali e danzanti. La sovrapposizione della esistenza del Danzon e del Son diede vita ad un breve fenomeno chiamato “Nuevo Ritmo” che gettò la liceità per una inarrestabile integrazione di generi. Nel 1910 José Urfé, compositore, regista e clarinettista, rivoluzionò il danzon cubano inserendo nella sua parte finale il “montuno” (nella canzone “El bombin de Barreto”). Questo era un classico momento di improvvisazione musicale che terminava i brani musicali: richiamava molto l’idea di swing-jazz ed era spesso interpretato anche in chiave afro-ispanica. L’inizio del Nuevo Ritmo era la dimostrazione che stava terminando il tempo degli schemi rigidi compositivi della produzione cubana, a favore della più spregiudicata contaminazione di musica sperimentale fino al jazz.

        Intanto vero fine del 1800 in Argentina e precisamente a Buenos Aires, cominciano a diffondersi fenomeni musicali come l’Habanera cubana, la Payada dei gauchos, il Candombè africano. La loro graduale mescolanza prende il nome di Milonga. Il termine pare abbia origini africane (che significa: casino, confusione) e pare insicare anche un concetto di “prostituzione” dato che fu in vista originariamente come ballo nei bordelli della gente di basso ceto. Il ritmo della milonga è regolare e sincopato, tagliato, rallentato al tempo di 2/4 anziché 6/8, cosa che favoriva un miglior approccio alla sala da ballo. La tecnica di danza è prevalentemente di coppia, legata alla terra, in cui l’uomo assume il ruolo di guida. La massiccia immigrazione a partenza europea, portò in Argentina una vasta comunità italiana che dovette convivere con altri emigranti, con gli schiavi neri liberati e i gauchos delle Pampas trasferiti in città in cerca di fortuna. Dunque i temi ricercati nella milonga suggeriscono una musica triste, malinconica che racconta di persone costrette a lasciare le proprie case. Gli artisti più noti di milonga sono: Angel D'Agostino, Roberto Firpo, Villoldo, Edgardo Donato, Francisco Canaro, Juan D'Arienzo e tanti altri. La Milonga entra gradualmente nelle case degli argentini ma in breve tempo si trasforma in qualcosa di più morbido e lineare: un 4/4… il Tango. La lingua che raccontava le performance di tango fu il Lunfardo, un miscuglio formato dalla fusione della lingua castigliana con termini spagnoli, italiani, francesi, inglesi e tedeschi, caratterizzati dal “vares” ovvero il cambio della posizione delle sillabe all’interno della stessa parola. Presto il Tango venne apprezzato anche dalla borghesia che dopo un periodo di osteggiamento (ritenendolo immorale ed osceno) lo importò nei più famosi salotti europei. I primi cantanti di cui si ha notizia sono: Linda Thelma y Ángel Villoldo, Lola Membrives. Partendo dagli anni ’20 ’30: Carlos Gardel con pezzi indimenticabili come “La cumparsita”, “El choclo”, “Caminito”, “El día que me quieras”, “Por una cabeza”. Ancora ricordiamo Osvaldo Pugliese, Juan Carlos Cobian, Julio De Caro. Il re indiscusso del tango però resta Astor Piazzolla.

        Lo Zouk è uno stile musicale che emerge nel 1982 nelle Antille francesi di Martinica e Guadalupa. “Zouk” significa "festa" in lingua creola che è una sorta di miscela della lingua francese con le lingue africane. Alcuni studi sostengono che la base del ritmo Zouk provenga addirittura dalla cultura araba, mentre altri lo ritengono una fusione di cultura musicale francese ed africana ma ha ricevuto indubbiamente anche influenze dal merengue della Repubblica Dominicana, dalla bomba di Porto Rico, dalla rumba di Cuba,  dal reggae, calypso e soca di Trinidad e Tobago, da cui ha appreso l'uso dei fiati a completamento della sonorità dei brani. Esplode come novità e diviene molto famoso anche in Francia, Africa Occidentale, Paesi del Terzo Mondo di lingua francese oltre a Mozambico, Angola, Capo Verde, diffondendosi anche nel Nord Europa ed in Brasile dove da anche vita alla lambada. Tra i più conosciuti ed apprezzati interpreti abbiamo C4 Pedro, Stony, Atim, Paolo Mac e tanti altri.

        Quasi contemporaneamente in Salvador de Bahia (Brasile) un altro ramo della cultura afro-latinoamericana getta le basi per la nascita di un nuovo genere il Samba. Dai ritmi religiosi tribali degli schiavi giunti dall’Africa Occidentale per lavorare nelle piantagioni di caffè: naghò, batuque e bajao, inizia a riecheggiare un nuovo fenomeno. Il precursore del samba viene identificato del Semba. Il Semba è un tipo tradizionale di musica del paese sud-africano dell’Angola: la parola viene dal singolare Masemba, che significa “un tocco di pance”, una movimento caratteristico eseguito con il ventre durante il ballo. La parola Samba può dunque provenire da semba oppure secondo altre ipotesi , dalla probabile unione di due termini africani: “sam” (che significa paga) e “ba” (che vuol dire ricevi). Si assiste quindi alla diffusione di un ritmo ballato dagli schiavi sui “morros”, cioè sulle colline: uomini e donne si sfioravano con l’ombelico o con le gambe dando inizio ad una frenetica danza. Pare che durante la repressione della polizia brasiliana a danno delle classi sociali ghettizzate, le guardie usavano controllare i polpastrelli della mano sinistra, per verificare la presenza o meno di calli derivati dal fatto di suonare strumenti a corde o tamburi. Nel 1917 Donga (Ernesto Dos Santos) e Mauro Almeida diventano i primi interpreti del genere producendo disco “Pelo Telofone”. Principalmente a Bahia e Rio, nacquero rapidamente scuole di samba così come a Mangueira. Tra i massimi esponenti del samba di Bahia ricordiamo Joao Gilberto. Tipici strumenti per suonare il samba sono: il pandeiro (tamburello), il tamborim (piccolo tamburo suonato con una bacchetta) il surdo (grancassa),  l’agogò (campanacci), l’apito (fischietto), il chocalho (percussioni). Anche Trinidad e Tobago, questa piccola isola sudamericana vanta di essere la patria di un genere musicale che fa molta immagine nella cultura latina e che prende il nome di Calypso. Siamo agli inizi del 900 dove analogamente a quanto abbiamo raccontato per le altre zone interessate dalla deportazione degli schiavi, la sofferenza e la necessità di comunicazione e solidarizzazione tra questi disperati produce l’invenzione di un linguaggio artistico popolare. Inizialmente si presentava come fenomeno esclusivo delle piantagioni ma quando i francesi diffusero l’usanza di festeggiare il carnevale, il calypso divenne una musica protagonista. Dopo il 1834, ovvero dopo l’abolizione della schiavitù, diventò sempre più difficile da parte degli interpreti, portare in giro le proprie melodie con i propri testi (spesso di carattere politico, di protesta, di ribellione) a causa della censura e della persecuzione inglese. Il maggiore rappresentante di questa corrente musicale può essere considerato Harry Belafonte. Altro nome importante fu Calypso Rose. Il calypso assunse un ruolo determinante per la nascita, di lì a poco, di generi giamaicani come il Mento, lo Ska, il Reggea.  

        Le tradizioni musicali profondamente radicate del Perù e dei suoi vicini furono in parte ereditate dalle varie culture precolombiane tra cui Inca, Nazca, Aymara. Nel Sud America precolombiano, la musica era un'arte sacra, una potente fonte di comunicazione con il mondo divino. A questa eredità antica si affiancò il contributo degli spagnoli e degli schiavi africani che arrivarono in Sud America circa cinque secoli fa. Gli Incas usavano solo la parola "taqui" per descrivere danza, musica e canto. Non si differenziarono tra i tre, perché per loro erano strettamente interconnessi. La loro musica era pentatonica, basata sulla combinazione di cinque note (re, fa, sol, la, do). Ciò che ha salvato la musica pre-colombiana in Sud America dalla idiosincrasia nutrita dagli europei e dalla censura cattolica verso i flauti andini, furono le Ande. Una sorte diversa, ad esempio, rispetto al Messico. Nei luoghi della società peruviana arrivarono strumenti e suoni delle culture moresche e zingare: il liuto, la chitarra, l'arpa, il violino, la fisarmonica, il mandolino, percussioni come il Cajon e il Cajita e vari strumenti a fiato come il sassofono, il clarinetto, la tromba e la tuba. E’ noto che oggi gli strumenti simbolo della musica andina sono il kena (flauto di legno o di bambù), il siku (tubi di bambù), accompagnati dal charango (chitarra a 10 corde fatta di un guscio di armadillo) e dal bombo (grande tamburo di legno): la formazione "Pan-andina". In effetti, il movimento Pan-andino è una determinazione recente. Solo negli anni '60, in seguito alla migrazione economica degli indigeni rurali verso i grandi centri urbani. Dopo il successo globale della mitica "El Condor Pasa" di Simon & Garfunkel  nel 1970 e della famosa “Fernando” degli Abba nel 1976, un gran numero di musicisti andini che affrontavano sfide politiche ed economiche in patria, emigrarono e trovarono un pubblico in ascolto nel mondo. Altri artisti da ricordare sono i cileni  Inti Illimani  e i Quilapayún.

        Torniamo a questo punto nella sfera del folclore cubano. Nel nostro racconto ci eravamo fermati alla ascesa del Son registrato nella fine del 1800. Il Son iniziò a diffondersi rapidamente in tutto il territorio cubano, particolarmente nelle zone maggiormente urbanizzate. Verso la prima metà del 1900 il Son giunse all’Avana e in altre province intorno, come Matanzas, diventando cultura integrale della popolazione di derivazione africana che si era spostata nelle città. Iniziò ad essere suonato da gruppi come i sestetti e i settetti, di musicisti poveri che vivevano nei lotti. Parallelamente alla crescita demografica ed economica della città, nascevano le case discografiche. Il merito di adottare il Son Montuno come struttura melodica e di farne un nuovo vero e proprio stile musicale fu associato ad Arsenio Rodríguez , un musicista soprannominato “il meraviglioso cieco” per causa della sua cecità. Egli prese in carico il Son Montuno e lo trasformò in qualcosa di completamente originale ed unico tanto da essere considerato un genere separato dal Son. Nel Son Montuno l'idea della ripetizione e della intensità di esecuzione consente ai musicisti di giocare molto con l’improvvisazione. Anche la voce rispetto al coro interveniva in uno schema di “chiamata”-“risposta” con una alternanza melodica assolutamente travolgente della sua perfetta adiacenza. Con il passare del tempo, il Son Montuno diventò tecnicamente un momento ben distinto all’interno del brano musicale che lo stesso musicista preferiva definire come “diablo”. Nella parte finale della canzone in genere, con il diablo i musicisti aumentavano l’intensità della musica facendo improvvisazioni che si collocavano come momento più eccitante del tema musicale. Questa parte era ciò che tutti volevano sentire e ballare più e più volte. Il diablo dimostrava da parte del gruppo musicale talento individuale, individualismo e armonia quando improvvisava. Il geniale suonatore di trés e compositore rivisitò il son cubano soppiantando il settetto con l’orchestra che includeva il pianoforte, la tumbadora e tre o quattro trombe, ottenendo così una sonorità differente per questa musica; il pianoforte rinforzava l’aspetto armonico-melodico, la tumbadora rinforzava l’aspetto ritmico-percussivo e le trombe ampliavano considerevolmente le possibilità interpretative nell’armonia. Arsenio Rodriguez, provò oltremodo a rinforzare la presenza dei contenuti africani nel suo genere non solo provando il Son-guaguancò ma anche gettando le basi per l' Afro-son, di cui ricordiamo la splendida “Bruca manigua”. Altri brani famosi di Arsenio Rodriguez furono: “Como traiga la yuca”, “Non me llores mas”. Questo nuovo modo di concepire il tema musicale avrebbe in futuro influenzato lo sviluppo di altri ritmi come il mambo.

       Quasi di pari passo al Son Montuno a Cuba riceveva consensi un nuovo genere musicale il cui creatore viene identificato nel musicista Charanga Aniceto Díaz, il Danzonete. In un momento storico in cui il Danzón stava perdendo considerazione, Diaz nel 1929 presentò il suo primo Danzonete, “Rompiendo la rutina” presentandolo l'8 giugno 1929 al Casino Español de Matanzas. Con sorpresa del pubblico, nel danzonete spiccava l'interpretazione del cantante solista e del ritornello che era quasi una guaracha  molto gradevole da ballare. Questo nuovo fenomeno può essere considerato come figlio del Danzón, con l'introduzione di elementi Son, che permettevano una novità ritmica senza interruzioni. Il Danzonete è scritto in un 2/4 lento e ricco. La sua struttura è composta da una introduzione, da una seconda parte chiamata trios, dai ritornelli ed infine dalla coda. Nelle varie parti compaiono gradualmente gli strumenti musicali coinvolti nell'orchestrazione, come violini, cornetta, trombone, clarinetto, maracas, claves e cantanti. I Danzonete raggiunsero fama nelle Grandi Antille tra il 1930 e il 1932. Altre orchestre, come quella di Gerardo Pérez, iniziavano ad introdurre elementi di danzonete nella loro musica. Voci come Pablo Quevedo, Fernando Collazo, Barbarito Diez, Joseito Fernandez, Alberto Aroche, Abelardo Barroso e l'imperatrice del danzonete, Paulina Álvarez, diventano di moda. Il ballo danzonete è meno rigido del Danzon: una leggera flessione delle gambe facilita il movimento corporeo. Nasce il “tornillo” (che significa chiocciola/spirale), consistente nel girare insieme usando come perno uno dei due piedi mentre l’altro lascia sul terreno un segno somigliante ad una chiocciola. 

Intanto tra gli artisti di Danzonete, Oreste Lopez e Cachao Lopez nel 1939 scrissero una canzone di danzón chiamata "Mambo", con l'uso di ritmi derivati ​​dalla musica africana. Era una musica fortemente influenzata dal jazz, in particolare lo swing che arrivava dal Nordamerica con l’esperienza riportata dai numerosi musicisti emigrati. Alla fine degli anni '40, un altro musicista cubano,  Perez Prado dopo la sua esperienza artistica in Messico rilanciò il Mambo ed il suo modo di ballarlo. Il ballo è sensuale e molto popolare con ritmi cubani e africani: una sorta di ritmo danzon in 4/4 swingato e colorito di percussioni africane. Il suono della tromba (che è lo strumento tipico del jazz) si sposa con quello delle percussioni prodotte da Maracas, bongo, tamburo e guiro. La parola "mambo" significa "parlare con gli dei" ed è anche il nome di un tamburo di derivazione Voodoo (Haiti / africano). Il Mambo conquista rapidamente il Messico e successivamente gli Stati Uniti, più precisamente New York, dove subisce la sua più grande evoluzione. Nel 1951, Perez Prado e la sua Orchestra fecero il giro negli Stati Uniti, stabilendosi per il pubblico come re del mambo. Il famoso “Mambo n° 5” è ancora oggi un tormentone. A metà degli anni '70, il mambo divenne la danza preferita di New York, ebbe una rapida evoluzione e conquistò il mondo creando la nuova moda: il "Latin Hustle", una moda di ballare in coppia melodie disco. Il mambo negli Stati Uniti ed ebbe come massimi esponenti Tito Puentes, Xavier Cugat e la moglie Abbe Lane, che lo portarono in Italia negli anni ‘ 50. Come abbiamo compreso dalla storia raccontata finora, sono precursori del Mambo: Contradanza, Cinquillo, Danzon, Nuevo Ritmo, Danzonete.. I movimenti del Mambo sono complicati: seguibili da solisti o in coppia simulano tipicamente il gioco della seduzione e del corteggiamento tra uomo e donna nonché le gare di abilità nel movimento tecnico dei piedi che sembrano così liberi di muoversi e spaziare, quasi come a voler esorcizzare i vecchi tempi in cui gli stessi erano mortificati dalle catene della schiavitù.

         Nella Repubblica Domenicana, intorno agli anni ’40 un antico e tradizionale ballo delle zone rurali, contadine iniziò a godere di una rapida spinta e diffusione all’interno dell’intera nazione: La Bachata.  Si tratta di un rito romantico, di coppia in uso nelle comunità campestri che nei momenti di riposo, di celebrazione di ricorrenze, di eventi, riempiva gli angoli di campagna, le case povere, i bordelli ed ovunque avvenisse  l’intensa socializzazione. La parola bachata significava proprio:  incontro, festa, piccole riunioni di persone per divertirsi. L’ipotesi più attendibile sulla formazione di questo genere è che il già presente merengue abbia subito da un lato il «rallentamento» ritmico del Bolero e l’arricchimento armonico del Blues (con la chitarra elettrica). In particolare possiamo notare che la guira finì con il sostituire le vecchie maracas e la chitarra elettrica con il suo arpeggio, condito da effetti (es chorus, eco), finisce con il rubare, gradualmente, questo spazio al pianoforte. La nuova esperienza musicale che inizialmente veniva identificata come "guitar bolero", assunse nel proprio contesto il nome di “bachata”. Essendo un ballo molto sentimentale e figurativamente anche molto di contatto tra uomo e donna (che ancheggiano in modo puntuale con la ritmica), rimase per lungo tempo mal visto dalle classi sociali più ambienti. I contenuti dei testi delle canzoni raccontavano storie romantiche di amori incompiuti, non corrisposti, abbandoni, narrazioni distese su uno sfondo di condizioni di essenzialità e povertà. Gli artisti considerati precursori della bachata vanno ricercati secondo alcuni storici, nelle figure di José Manuel Calderón che intendeva suonare ancora un genere bolero modificato con i brani: “Borracho de amor”, “Luna”, “Serpiente humana”. Altri anticipatori della bachata sono Rafael Encarnación , Bernardo Ortíz con la sua “Dos Rosas”, Inocencio Cruz con la sua “Amorcito de mi Alma”, Leonardo Paniagua e naturalmente il grande Luis Segura con uno dei suoi tanti successi “Que me castigue dios”. Quest’ultimo artista per la sua lunga carriera e la quantità di canzoni che ha contribuito al genere, è uno degli artisti più eccezionali di quei tempi. Fu l’emittente dominicana Radio Guarachita a  trasmettere bachatas di estrazione campesina, nel tentativo di valorizzare le tradizioni popolari dominicane. Il grande salto della bachata arriverà poi nel decennio degli anni '80, quando il ritmo poteva raggiungere i media ed essere ascoltato da persone di tutte le classi sociali. Attraverso questa vetrina  il suo successo aumenterà con " Pena " di Luis Segura e con la mitica carriera di Juan Luis Guerra che con " Bachata Rosa" e tanti altri successi si consacrò re della bachata portando la Repubblica Domenicana in giro per il mondo. Faranno seguito prima i Tinellers della famiglia Santos a NewYork che poi sarà rifondato come Aventura con il cantante Romeo Santos. Tra gli interpreti della bachata degli anni 2000 figureranno artisti come Toby Love, Grupo Extra, Monchy Y Alexandra, Prince Royce, 24 Horas, Dani J.

        A partire dal primo trentennio del 1900, il dilagante Jazz Nordamericano e la musica latinoamericana sedettero a tavolino. Si affacciava sul panorama Satunitense con degna considerazione il fenomeno Jazz-latino. Il Mambo, il Son Montuno incontravano le forti correnti del Jazz, del Rhithm’&’blues e del Bepop giovando delle particolari propensioni verso l’improvvisazione musicale. La nuova sperimentazione prese complessivamente il nome di Cubop.  Il Cubop è emerso nei primi anni '40 con i musicisti cubani come Mario Bauzá e Frank Grillo "Machito" nella Band Machito. Nel 1947 furono molto apprezzati in New York e nella regione della costa orientale il lavoro artistico di trombettisti come Dizzy Gillespie e percussionisti come  Chano Pozo.  Essi riuscirono ad introdurre  strumenti afro-cubani, come il tumbadora e il bongo con lo scopo di realizzare sonorità jazz originali di derivazione latina. Nella formazioni classiche di Cubop comparivano: pianoforte, tromba, sassofono, clarinetto, basso, claves, congas, trombone, timbales, bongos. Rappresentativi del fenomeno Cubop furono brani come "Manteca" e "Mangó Mangüé". Nei primi anni '70, l' Orquesta Cubana de Musica Moderna e in seguito Irakere portarono il Cubop nella scena musicale cubana, influenzando stili come il songo.

        Nel 1953, il violinista Enrique Jorrin dell’Orquesta América (formazione cubana di charanga e danzon) compose il danzón "La Engañadora". Con il passare del tempo, i ballerini delle sale da ballo, interpreti di questa melodia, iniziarono a chiamarla "Cha cha cha", per possibili motivi come: il suono onomatopeico emesso dalle calzature durante l’esibizione, oppure per la ritmica tipica espressa dal güiro e dal campanaccio. Benché le principali etichette discografiche avessero definito il proprio prodotto vinilico come mambo-danzon, fu proprio l’Orchestra America a usare il nome Cha cha cha per la propria opera musicale. Dato il successo riscosso, nel 1954 Jorrin uscì dall’orchestra per formare un gruppo proprio con il quale cominciò a registrare per una importante etichetta musicale (RCA). La vicenda sottolinea come siano esistiti disaccordi tra lo stesso Jorrin e Ninón Mondéjar, direttore dell’Orquestra América su chi sia stato l’inventore de Chachacha. Nel 1954 in America furono lanciati nuovi brani di chachacha tra cui "Me lo dijo Adela"  di Otilio Portal; "Yo sabía que un día"  e "Qué buenas son",  di Antonio Sánchez; "Triste muñeca" e "Dime chinita" di Felix Reina; "Yo no camino más", di Ninón Mondéjar e un arrangiamento di "Rival", di Agustín Lara. "Las cubanas de hoy", "Liceo de Madruga" e "Miñoso al bate" (dedicato a un famoso giocatore di baseball cubano dell'epoca) di Enrique Jorrin.

         Siamo all’inizio del decennio degli anni 60, quando il filone di musica folcloristica cubana con radici nella cultura africana ha ancora nuove produzioni da raccontare. Nascono due stili: il Pilon ed il Monzambico. Il Pilon è un ritmo, una danza inventata a Cuba negli anni ’60 da Pacho Alonso, un noto musicista cubano che aveva un suo gruppo chiamato Los Bocucos. Nel proporre questa iniziativa, egli si avvalse della amicizia e della collaborazione del compositore Enrique Bonne, esperto di percussioni e musica afrocubana che nel 1961 aveva fondato il gruppo Tambores de Oriente. Egli era solito preferire strumenti come: congas, boc, catá, tumbadoras, requintos, campane, chekerés e tromba cinese. Il nome del genere (Pilon) prende spunto dallo strumento rustico in cui i contadini macinavano il caffè. La danza del Pilón viene infatti eseguita come se si stessero ammucchiando chicchi di caffè: al suono delle bacchette nella padella un piede viene fatto cadere all'indietro, e l'esecuzione riprende. Il primo Pilon registrato fu “Baila José Ramón” (1964), di Enrique Bonne; Più tardi, sono comparsi dallo stesso autore: “A cualquiera se le muere un tío”, “Yo no quiero piedra en mi camino” ed “El bajo cuncun”. Ad ogni modo, nonostante la ricerca ed il contributo di Bonne, il lancio popolare attraverso i media del Pilon viene attribuito a Pacho Alonso con “Rico Pilon” ed “El upa upa”. Dalla fusione di contenuti della conga, rumba con l’esperienza del tamburo iyesá, nasce a Cuba il Mozambico: fu creato e reso noto nel 1963 dal percussionista cubano Pedro Izquierdo Padron (Pello el Afrokán), che scelse il nome nel corso di una sua ricerca delle radici della musica cubana in Africa e si soffermò sulla regione del Mozambico. Basato su tratti caratteristici della conga, si presenta come un  ritmo intenso e coinvolgente che diventò ben presto popolare. Pello si esibì ad un festival (vincedolo) con una formazione di 10 sassofoni , 9 tamburi , 2 pianoforti , 2 bassi , 2 pailas e un campanello, oltre ai 5 tamburi suonati allo stesso tempo da lui stesso. Accompagnato da una danza caratterizzata dalla flessione delle ginocchia, abbassamento del corpo ed avanzamento di un piede per poi ritornare in posizione normale. Il Mozambico fu presentato per la prima volta nella televisione cubana nel 1963 e presto divenne culto per i i giovani dell'Università dell'Avana. Tra i suoi brani più popolari ricordiamo: “Ileana quiere chocolate”,  “Mozambique”, “Nace en Cuba el Mozambique”, “Quiéreme como te quiero”, “Jacinto y Pepe”,  “Yo qué voy a hacer”, “Mozambique Internacional”, “María Caracoles”, “Camina como cómico y Teresa”.

E’ di fondamentale importanza comprendere la modalità della esplosione creativa dei ritmi caraibici e quindi la rapidità di un vortice di eventi storici avvenuti nel giro di un secolo e di spostamenti di artisti tra il nordamerica ed i caraibi. E’ intuitivo immaginare che la più ricca ed organizzata industria discografica e pubblicitaria NewYorkese riusciva ad ombrare facilmente la lenta ed essenziale diffusione mediatica cubana. Ed è ancora il caso della Pachanga un nuovo sound caraibico che iniziò a spopolare nella seconda metà del 1900 che alcuni ritengono figlia dell’incrocio tra Son Montuno e Merengue ed altri invece, commistione tra merengue e conga. Le ipotesi più attendibili sono riconducibili ancora una volta a Cuba. Eduardo Davidson (Claudio Cuza) giovane cubano musicista/arrangiatore nel ‘19 creò la canzone “La pachanga”, che registrò con l' Orchestra Sublime. L'Orchestra Sublime iniziò poi a suonare la pachanga nei Giardini di "La Tropical", una sala da ballo dell'Avana, ottenendo grande apprezzamento da parte dei ballerini. Così il ritmo pachanguero divenne numero uno nelle liste nazionali della radio cubana: ai tempi della Rivoluzione cubana nel 1959, era la musica più conosciuta a Cuba per poi diffondendosi rapidamente oltre l’isola. Nel realizzare la Pachanga, Davidson sarebbe partito dalla base del merengue poi aggiungendo l’intromissione di strumenti come il cencerro (campanaccio) ed il timbal. Arrivò dunque a New York, attraverso orchestre di Charangas come l’Orquesta Aragón. Inoltre una delle prime orchestre che eseguì la pachanga a New York fu la Charanga di José Fajardo y sus Estrellas. All'inizio del 1960, a New York e nella costa orientale degli Stati Uniti, la pachanga aveva superato in popolarità il chachachá. Alcuni dei più importanti interpreti di pachanga furono: Rolando La Serie, Ray Barretto, Joe Arroyo, Grupe Niche, La Sonora Dinamita, Roberto Torres, Los Embajadores Vallentos, Los Titanes e Diómedes Díaz. Uno dei massimi esponenti mondiali della pachanga é sicuramente Eddie Torres, portoricano trapiantato a Newyork. Lo stesso Torres ammetteva che fosse un ritmo cubano proveniente dalla cultura afro… Dal punto di vista tecnico del ballo, molti esperti di danza ritengono James Brown il grande profeta della pachanga. E’ sufficiente ricercare nell’improvvisazione del grande artista movimenti originali assimilati a questa musica coinvolgente ed esplosiva.

        L’influenza degli altri generi prodotti dalla musica nera degli Stati Uniti diventa sempre più stimolante per una Cuba che inizia ad affacciarsi al mondo. E’ nel 1963 l'ascesa di un nuovo genere proveniente dalla fusione della Guajira cubana, del Son Montuno con il rock and roll statunitense: il Boogaloo. A Manhattan, nella Palm Garden Ballroom una comunità di scuole di ballo latino stimolò il regista Pete Rodriguez ad individuare una nuova esperienza musicale che mettesse d’accordo la passionalità dei sudamericani con le eccellenze del Rythm’&’Blues e del Soul.  Il brano precursore del boogaloo viene identificato nel 1963 con "Watusi" di Ray Baretto, un newyorkese da genitori portoricani. Un altro brano nello stesso periodo gli fece da contraltare: la versione cover di Mongo Santamaría di “Watermelon Man" (versione originale di Herbie Hancock). A seguire, altri esponenti cubani si interessarono a questa sperimentazione: Pérez Prado, Tito Rodríguez e Tito Puente, inoltre gruppi nascenti come Pucho, Latin Soul Brothers, i Lat-Teens, Joe Bataan e i Latinaires. Ad ogni modo il più grande successo boogaloo degli anni '60 fu “Bang Bang" del Joe Cuba Sextet, che vendette oltre un milione di copie nel 1966. “El Pito” fu un altro successo di questo popolare gruppo. Tra i successi di altri gruppi ci sono “Boogaloo Blues” di Johnny Colón, “I Like It Like That” e “Micaela” di Pete Rodríguez, e “At the Party” di Héctor Rivera. Il boom del Boogaloo è durato relativamente poco, tra il 1966 e il 1969 e benché avesse avuto una primavera così breve, resta un ritmo di grande significato sociale e musicale per la comunità latina e anglosassone. Boogaloo è il terzo ritmo creato da Latinos negli Stati Uniti prima che Salsa facesse la sua apparizione definitiva sulla scena musicale.

        Negli anni '40, un rinnovato interesse per la cultura, per il gusto del romantico e la passione di coltivare sentimenti nazionalistici cominciò a far sorgere un modo nuovo di scrivere ed interpretare le canzoni. Nascono così nuovi e numerosi gruppi residenti prevalentemente nell’Avana che si autodefinivano "Filin" (sentimentali). Le caratteristiche principali di queste nuove canzoni erano: accompagnamento di chitarra, melodie meno minimaliste e più ricercate con accordi talora dissonanti nell'armonia, libertà di improvvisazione, tendenza alla mitizzazione di alcuni versi, di alcune proclamazioni. Fanno parte di questo movimento: Marta Valdés, José A. Méndez e César Portillo de la Luz. La generazione immediatamente successiva a questi artisti si contraddistinse negli anni’ 60 con il nome di Nueva Trova, come a voler proseguire la missione dei cantori viaggianti Trova del secolo precedente. Autori ancora oggi famosi come Pablo Milanés, Teresita Fernández e Juan Formell (poi fondatore dei Van Van), diedero  il via ad un nuovo corso della musica cubana. In realtà la nascita dei Nueva Trova avviene in parallelo con una crescita culturale dell’intero continente latinoamericano. La maggiore circolazione delle persone e della cultura consentì una reciproca influenza tra cuba ed altre realtà come la nueva cilena, il canto nuevo boliviano, portoricano, la nova canção portoghese, il tropicalismo brasilino ecc. I principali temi raccontavano di giustizia sociale, socialismo, razzismo, diritti civili in generale. Spesso ricevevano forti critiche provenienti dagli Stati Uniti per il palese sentimento antiamericano di gran parte dei testi, per cui beneficiarono di crescenti attenzioni da parte delle amministrazioni dittatoriali che iniziarono a sovvenzionare concerti e produzioni discografiche. Quando la Rivoluzione trionfò nel 1959, l’adolescente Pablo Milanés che aveva solo 16 anni era già stato lanciato verso produzioni artistiche. Con lui, Silvio Rodriguez, King's Quartet, The Buccaneers, Vicente Feliú e Noel Nicola. Nel 1969 sotto la direzione di Leo Brower nasce il Gruppo Experimental Sonora dell'ICIC in cui Silvio, Pablo, Noel Nicola e altri creatori confluirono. Nel 1967 si tenne a la Casa de Las Américas, a l'Avana, il “Festival de la canción de protesta” evidentemente ricco di temi anti-governo degli Stati Uniti il quale naturalmente non gradì. Da questo punto in poi il movimento fu ritenuto completamente consolidato. Altri artisti da ricordare sono: Carlos Varela, David Torrens, Gema e Pavel, Amaury Gutiérrez. Secondo alcuni critici musicali, Nueva Trova non va considerata esclusivamente come canzone politica, ma il risultato di una tradizione di trovatori che partendo da Cuba ha celebrato il tema della Rivoluzione ma rimanendo ben collegata alla canzone romantica in generale. Un esempio di artista meno associato ai temi strettamente politici sono: Liuba Maria Hevia. Con la caduta dell’Unione Sovietica coincise l’inizio dello sfaldamento del movimento ma non potremo mai dimenticare brani come “Hasta Siempre” di Carlos Puebla.

        Siamo giunti alla Salsa, ovvero al genere musicale caraibico che tanto ha appassionato generazioni di musicisti, ballerini e tanto appassiona ancora il popolo latino del ventunesimo secolo. Ora siamo in grado di comprendere quanto la salsa sia il risultato di un percorso storico musicale di circa 4-5 secoli e come sia a tutti gli effetti la discendente di diversi parenti dell’albero genealogico caraibico: il mambo, il chachacha, il Son montuno, la guaracha, il guaguancó, la charanga il jazz. Ma è il Son Cubano che costituisce la sua colonna vertebrale. Oggi conosciamo diverse famiglie di salsa come la cubana, portoricana, dominicana, colombiana, venezuelana. La precisa collocazione della culla della salsa genera sempre accesi dibattiti ricchi di rivendicazioni di carattere artistico. Tutti dicono di averla inventata: i cubani, i portoricani, i newyorkesi, i messicani… Probabilmente quello che può mettere tutti d’accordo, senza turbare la celebrazione di ogni mito e di ogni aneddoto, è che si tratta dell’esplosione quasi simultanea di “mine” culturali sparse in giro tra gli Stati Uniti e l’America latina. In effetti, a spezzare l’immagine più attendibile dei vettori storico-culturali, nelle vesti delle personalità artistiche cubane o portoricane in direzione di New York e Los Angeles, sono stati alcuni eventi cronologici  fondamentali come la rivoluzione Castrista, l’embargo, l’esplosione del sogno americano, ecc. Uno degli aspetti che meglio descrive la rivoluzione sociale che introduce la salsa è rappresentato dal fatto che nello stesso periodo storico, in America, a fare da contraltare alla dura contrapposizione socio-culturale nel sobborgo, tra il Rock degli uomini bianchi ed il Blues degli uomini neri, c’era quello che invece si verificava nel “Barrio” di Manhattan, ovvero un’aggregazione di uomini e donne di diverse razze che convivevano, si integravano e soprattutto si divertivano sotto la stessa bandiera della Salsa! Per questo motivo gran parte delle opinioni ufficiali vedono in New York la patria nativa della salsa, in quelle comunità nascenti dei “latinos”. Cuba probabilmente, rispetto a Portorico riuscì più lentamente a diffondere il verbo della clave verso gli Stati Uniti; la principale motivazione sta nella pressione dell’embargo sulla prima rispetto alla maggiore emancipazione della seconda che giovò anche della forte spinta delle case discografiche, proponendo sullo scenario mondiale la Salsa portoricana. D’altro canto però, Cuba meglio ha conservato le tradizioni folcloristiche delle radici afrocubane che nella seconda metà del 1900, nell’aprirsi alle correnti nere afroamericane dell’Hip-pop e del Funk, diventeranno quella che oggi noi conosciamo come Timba. Se è vero che prima di Fidel Castro l’Avana era una meta turistica richiestissima dai Nordamericani e da quei luoghi attingevano risorse artistiche e culturali (da importare ad esempio in Florida) è anche vero che l’avvento della rivoluzione cubana gettò un pò le carte, sparse sul tavolo, ripresentando un bigbang musicale che rispetto alla Salsa ha bisogno poi di essere ricomposto…  

Nell'anno 1933, il musicista cubano Ignacio Piñeiro, usò per la prima volta una parola sinonimo di salsa per intitolare un Son cubano,  "Échale Salsita". Nel mezzo dell'anno 1940, il cubano Cheo Marquetti, di ritorno da un periodo trascorso in Messico volle chiamare il suo gruppo “Conjunto los Salseros” in riferimento ai cibi piccanti che aveva gustato durante il suo viaggio. Nel 1957 in Venezuela e precisamente a Caracas iniziava a riecheggiare la parola “Salsa” attraverso la radio, dopo che Marquetti era partito con la sua turnee. Dopo la seconda guerra mondiale, ci fu una grande emigrazione di latinoamericani provenienti da diversi paesi verso New York, in una zona marginale di Manhattan conosciuta come “El Barrio” in cerca di migliori condizioni di vita. Erano masse di gente povera e ricca di speranza, spesso delusa da un sogno che nei ghetti di Manhattan stentava a realizzarsi. Maturò tra queste anime realmente un sentimento di malinconia, tristezza tipica degli emigranti, ma anche di speranza e voglia di riscattarsi alla luce di un bagaglio culturale mai dimenticato. Negli anni ’30 a New York erano diventate già di moda le melodie suonate dai cubani Antonio Machín, Mario Bauzá, Julio Cueva e l’Orchestra Azpiazu. Le comunità dei barrio latini newyorkesi scoprirono nella loro musica una occasione di ritrovata solidarietà ed integrazione. Un esempio mitico di questa originale apertura multirazziale fu l’apertura del Palladium. Questa era una vecchia sala da ballo di una palazzina di Broadway (strada di New York) che due impresari,  Lou Walters e Federico Pagani, nel 1948 decisero di lanciare come locale per l’esibizione di tutti gli artisti latini in giro per Harlem. Cubani, Portoricani, Domenicani, Venezuelani, Panamensi ebbero la possibilità di proporsi alla borghesia cittadina riscuotendo un successo dilagante che non lasciò indifferenti i mass-media. Si esibirono artisti del calibro di: Machito y sus Afrocubans, Tito Puente, i Picadilly Boys, Tito Rodríguez e tanti altri. Fu in questo ambiente che alla fine del 1960 l'identità di una nuova generazione latina iniziò a strutturarsi ed a trovare la sua espressione musicale attraverso quello che chiameranno Salsa. Nonostante l’elite statunitense, in seguito alla rivoluzione comunista cubana, iniziasse ad osteggiare qualsiasi prodotto “latino” (in particolare cubano) identificato facilmente come fonte di cospirazione e spionaggio, la salsa continuerà a trovare la sua linfa vitale presso un vasto pubblico. A partire dagli anni ’70 occuperà un luogo sempre più importante della scena musicale e culturale di Porto Rico, Venezuela, Repubblica Dominicana, Panama e Colombia.

Nel 1963, il flautista domenicano Johnny Pacheco e l’imprenditore Jerry Masucci fondarono l'etichetta discografica Fania Records, che pochi anni dopo sarebbe diventata la più importante del movimento latino nel mondo. Alla fine degli anni sessanta la Fania records aveva già arruolato una serie di musicisti che sarebbero, di lì a poco, entrati nella storia della salsa a partire dallo stesso Pacheco ed inoltre: Larry Harlow, Ray Baretto, il trombonista Willie Colón, Héctor Lavoe (questi ultimi daranno origine ad uno dei duetti più apprezzati del genere nascente con vari album tra cui “El malo” 1967, ). Un altro duo strepitoso fu rappresentato da Colón e Rubén Blades (famoso il disco “Siembra” del 1978). A Manhattan nel 1971 avvenne uno degli eventi più importanti della storia della musica caraibica: più precisamente, nella città statunitense, al 310 West Street 52, nel locale chiamato Cheetah Club, gestito da Olivier Coquelin e Border Stevenson. Il locale fu inaugurato nell'ottobre 1968 ed aveva due spazi per la danza: una piccola pista da ballo al piano superiore e una grande pista da ballo centrale con una capacità di circa milleduecento persone, oltre a un palcoscenico per un'orchestra di circa 20 musicisti. Il 26 agosto 1971 al Cheetah Club avvenne il concerto dei FANIA All Stars che vide come protagonisti: Johnny Pacheco, Larry Harlow: pianoforte; Ray Barretto: congas; Roberto Roena: bongoes; Orestes Vilató: timbales; Bobby Valentín: basso; Yomo Toro: quattro; Roberto Rodríguez, Larry Spencer e Héctor Zarzuela: trombe; Willie Colón, Reinaldo Jorge e Barry Rogers: tromboni. I cantanti erano: Santos Colón, Cheo Feliciano, Pete El Conde Rodríguez, Adalberto Santiago, Héctor Lavoe e Ismael Miranda. C'era un ulteriore invito per Tito Puente, Celia Cruz, Eddie Palmieri, Richie Ray e Bobby Cruz. Con questo evento la Fania Record pubblicò un doppio album live oggetto di varie riedizioni ed inoltre un film-documentario ad opera del regista Leon Gast dal titolo “Our Latin Thing”. Prese vita dunque il boom della salsa con una nuova era concertistica nella quale avvenne, nell'autunno del 1973 il grande concerto Fania allo stadio Yankees di New York, davanti a 40.000 persone, in cui si verificarono complessità organizzative per causa della pressione che il pubblico appassionato fece sul palco. Durante gli anni '80 e '90, nuovi strumenti, nuovi metodi e forme musicali (come le canzoni del Brasile) furono adattati alla salsa e a nuovi stili come la salsa romantica che divenne popolare a New York. Questa nuova manifestazione di salsa fu presto assimilata da artisti portoricani come: Frankie Ruiz, Marc Anthony, Eddie Santiago. Con l'arrivo del 21 ° secolo, la salsa divenne una delle forme più importanti di musica popolare nel mondo. Nei tempi moderni si possono citare alcuni esponenti famossisimi della salsa intesa in termini generali: Grupo Niche (Colombia), La Sonora Matancera (Cuba), Rubén Blades (Panama), Andy Montañéz (Porto Rico), Gilberto Santa Rosa (Porto Rico), Maelo Ruiz, Joe Arroyo (Colombia), Alfredito Linares (Perù), Luis Enrique (Nicaragua), Los Van Van (Cuba) e tanti altri. La salsa è diventata una parte importante della musica nei paesi di: Cuba, Porto Rico, Colombia, Repubblica Dominicana, Venezuela, Panama e paesi lontani come il Giappone.

Il grande seguito suscitato dalla salsa trova spiegazione anche dal maggiore appeal mostrato verso i gruppi giovanili. Il ballo di coppia non era più statico come il Son ma somigliava molto di più al Rock’&’roll, molto in voga e pertanto più facilmente le piste da ballo venivano popolate dai teenagers. La stessa presenza di un’orchestra riccamente composta, persino da strumenti elettronici incuriosiva gli amatori.

Contemporaneamente alla nascita della Salsa a New York, un altro termine riecheggiava negli ambienti latini, quasi identificato come sinonimo di salsa: il “Casino”. In effetti il Casino possiamo definirlo nella sua genesi come il tentativo da parte dei cubani di rivendicare la paternità della salsa e dunque di originalizzarla, non tanto con elementi tecnici del ballo tipici del mambo, ma con figure più folcloristiche prese dal repertorio del Guaguancò e dell’Afro. Il casino si svolgeva spesso nelle metropoli americane prevalentemente come street-dance proprio come a voler recuperare, con la predicazione del credo cubano, il merito di aver inventato un ballo tanto apprezzato come la Salsa. Tuttavia, come abbiamo detto, il fenomeno Salsa viene di fatto spinto dal vento delle imprese discografiche statunitensi.

Dopo gli anni ’70 il mondo Salsa assiste allo snellimento delle grandi band, a favore delle esperienze soliste dei più talentuosi componenti. I nomi di Ismael Miranda, Hector Lavoe, Cheo Feliciano, Johnny Pacheco, Celia Cruz, Andy Montanez, Oscar D’León diventano per il pubblico singoli icone da apprezzare. Migliora inoltre anche la ricerca e la raffinatezza della parte musicale. Ad esempio hanno fatto scuola gli album di Tito Puente, Ray Baretto, Eddie Palmieri, Willie Colón e Ruben Blades.

        Dalla Madre Salsa nascono diverse correnti che gradualmente assumono tipicità legate al Paese di espressione. La Salsa Cubana come più volte abbiamo detto, dovette fare i conti con gli eventi sociali e politici che coinvolsero l’isola, passando da una nuova fase di integralismo culturale di stampo nazionalistico (determinata dal regime comunista e dal boicottaggio mediatico statunitense) ad una fase di nuova contaminazione con i generi funky music/hiphop, fino alla nascita del Songo e della Timba. Mai i cubani non hanno perso e probabilmente, mai perderanno il condimento folcloristico prevalentemente afro della loro cultura musicale. Basti pensare alla massima espressione di socializzazione della salsa: la Rueda de Casino. La Rueda de Casino è un momento collettivo di ballo della salsa cubana: diverse coppie si dispongono in cerchio ed a ritmo di musica eseguono dei movimenti (“figure”) che il capo della rueda designato, “el cantante”, richiama di volta in volta con la voce o con un linguaggio gestuale. L’effetto coreografico che si ottiene è di indiscutibile bellezza in quanto il passaggio delle dame da un cavaliere all’altro genera un movimento vorticoso di raro fascino. La Rueda nasce nei locali cubani intorno agli anni’50 quando sul ritmo del Son, i migliori ballerini di Casino si divertivano a competere su figure di ballo sempre più bizzarre, ispirate alla interpretazione di episodi divertenti, di racconti, oppure alla imitazione di gesti noti della vita quotidiana. Dalla officina delle idee cubane sono venute fuori gradualmente, una innumerevole lista di figure che chiaramente i partecipanti della rueda devono già conoscere, associandole a nomi tipici. Spesso poi, molte delle figure subiscono rivisitazioni ed interpretazioni da parte del contesto socioculturale nel quale la rueda viene ballata. Passo dopo passo, la rueda de casino viene sempre più adattata alla salsa, poi alla timba, fino ai nostri giorni, ma resta sempre un momento di intensa aggregazione tipica della cultura Latina. Nella Salsa cubana in generale, come precedentemente descritto, prevale l’espressione del folclore nella interpretazione sia da parte del maschio che della femmina. Il contatto tra i due ballerini è più stretto e la donna è maggiormente dipendente dal portamento del maschio che mette in mostra con narcisistico impegno l’estro e la tecnica del ballo, fino talora, ad aggrapparsi alla dama per poter roteare sul pavimento al punto di sfiorarlo.  

        La Salsa Portoricana. Dal 1820, Puerto Rico riceve un gran numero di artisti in visita: compagnie itineranti di opera e successivamente "troupe" di zarzuela da Madrid, che offrono gli ultimi successi del teatro musicale spagnolo. Nel 1823 musicisti e artisti dilettanti fondarono la Philharmonic Society, una compagnia che nel 1845 fu migliorata da Alejandro Tapia y Rivera (1826-1882). Nel 1832 fu inaugurato a San Juan il "Teatro Comunale" (ora “Teatro Tapia”), nato per la promozione della musica d'artista o classica sull'isola. Il 29 settembre 1842 debutta a Portorico l'opera “Lucía di Lammermoor”, di Gaetano Donizetti. Il 14 dicembre 1857, una compagnia di zarzuelas debutta al Teatro Comunale di Portorico. Anche la musica sacra mostra segni di cambiamento: alla fine del XIX secolo, nella Cattedrale di San Juan venivano suonati violini, violoncello, contrabbasso, flauto, clarinetti e fiati francesi. I cantanti intonavano (tenore e baritono) brani europei di Mercadante, Eslava, Solís, integrati da opere di altri piccoli luminari. Il tenore Antonio Paoli (1871-1946) fu il primo artista portoricano a ottenere fama internazionale nel campo della musica cult, quando debuttò all'Opera di Parigi nel 1897 con l'opera Guillermo Tell di Gioacchino Rossini. Tra gli strumentisti, il pianista e compositore - considerato da alcuni come il padre della danza portoricana - Manuel Gregorio Tavárez e sua figlia Elisa Tavárez (1879-1960) guadagnano popolarità all'estero. Durante la terza decade del ventesimo secolo, la musica portoricana impara ad utilizzare la spinta dei mass media. José Luís Torregrosa (1916-2001) e Gilbert Mamery (1927-2003), sperimentano attraverso questo mezzo una crescita esponenziale della loro popolarità. Praticanti come Ladislao Martínez Otero, Maestro Ladí, Felipe Rosario Goyco, promuovono la sopravvivenza del tradizionale ensemble di archi e duo di voci, attraverso un vasto repertorio di balli, mazurche, Valzer, boleri e canzoni romantiche. Insieme a Ladí e Don Felo, viene allestita una trilogia nella canzone romantica con l'esecutore Plácido Acevedo (1904-1974). Sempre alla fine degli anni '30, musicisti e compositori di musica popolare emigrarono negli Stati Uniti cercando di sopravvivere alla recessione economica ed espandere i loro orizzonti artistici, un processo che avrà tra i suoi grandi luminari il "Cantante Nazionale di Puerto Rico" Pedro Ortiz Dávila "Davilita" (1912-1986). Notevoli raggruppamenti di musicisti portoricani come il Quartetto di Mayarí di Plácido Acevedo, il Cuarteto Victoria e il Sexteto Flores si formano nella città di New York negli anni '30 e '40. È lì che due delle più grandi figure della musica portoricana arrivano nelle piazze che contano: Rafael Hernández (1892-1965) e Pedro Flores (1894-1979). L'importanza di entrambi sta nell'attrattiva delle loro composizioni per la massa popolare: attraverso i testi delle loro canzoni vengono raccolti i desideri, le angosce, le speranze, le gioie e i dolori della gente emigrata negli Stati Uniti. Durante gli anni '50 le condizioni sociali ed economiche dell'isola tendono a migliorare. Nel 1949 viene diffusa per la prima volta la WIPR, la prima radio governativa. Nascono inoltre nel 1955 l'Istituto di Cultura di Puerto Rico, Casals Festival di Puerto Rico (1957), la Symphony Orchestra (1957-58) ed il Conservatorio di musica di Puerto Rico (1959). Negli anni '50 e '60 diversi compositori di musica classica-contemporanea diventano i più rappresentativi dell'isola: Roberto Sierra, Esther Alejandro, Francisco "Paquito" Fonfrías, Tite Curet Alonso e Guillermo Venegas Lluberas. Nel 1946, un nuovo stile di interpretazione musicale aveva iniziato a essere coltivato tra le orchestre e gli ensemble musicali di estrazione latinoamericana a New York: la Salsa. Una delle figure chiave di questo movimento fu Tito Puente, che introdusse una nuova orchestrazione influenzata da elementi del jazz moderno. Alla fine degli anni Cinquanta il movimento per la salsa musicale aveva invaso le sale da ballo, gli hotel e i club di New York. Questo genere musicale è nato a New York ed è stato interpretato da giovani portoricani di prima generazione che si sono identificati con le loro radici attraverso la musica. Il pioniere di questo filone fu Rafael Cortijo (1928-1982): egli mescolava nella salsa ritmi popolari come la Bomba e la Plena. Successivamente la Salsa si incorpora nei ritmi tradizionali portoricani, cosi come avviene a Cuba, generando generi musicali come charanga, pachanga, bugalú e guaguancó. In portorico la salsa newyorkese assume la naturalizzazione in “Salsa Portoricana” con i suoi maggiori interpreti: Apollo Sound, Sonora Ponceña ed El Gran Combo. I 13 membri di quest’ultimo gruppo sono stati nominati dal Senato portoricano, gli "Ambasciatori della nostra musica portoricana"; Ithier è stato l'unico membro permamente nella storia del gruppo; i successi includono " Brujeria ", " Arroz Con Habichuelas ", " Me Libere " e "Let Me Get It in Life ". Altri famosi esponenti della Salsa Portoricana sono i seguenti. Hector Lavoe che stabilisce una collaborazione musicale di successo con Willie Colón. Cheo Feliciano: vincitore del Latin Grammy Lifetime Achievement 2008, ha registrato con più orchestre di salsa e come solista, i cui successi includono " Sali Porque Sali ", " El Raton ", " Mapeye " e " Anacaona ". Non era solo un talentuoso cantante di salsa, Feliciano riuscì anche, con ballate romantiche ad incantare un vasto pubblico di appasionati. Ismael Rivera: conosciuto come "El Sonero Mayor", ha cantato con diversi gruppi e ha avuto successo con il pioniere della salsa Rafael Cortijo; alcune delle sue canzoni più importanti sono " El Charlatan "," Mi Negrita Me Espera "e" Cumbanchero ". Richie Ray e Bobby Cruz sono un duo di salsa formatosi a Brooklyn, New York, cantando e suonando successi come "Jala Jala" e "Bestial sound". La Sonora Ponceña fondata nel 1954 da Enrique Lucca Caraballo e Antonio Santaella, è una orchestra di salsa con oltre 50 anni di musica e molti successi nonostante i cambiamenti nella sua composizione; i principali successi sono: "Fuego En El 23", “Yambeque" e "Hurricane". Tommy Olivencia era un capogruppo di una grande orchestra salsera, The First Orchestra of Puerto Rico che è servita a lanciare cantanti come Gilberto Santa Rosa, Lalo Rodríguez, Marvin Santiago e Frankie Ruiz; ricordiamo successi come “Plante Bandera", "Casimira" e "Trucutu". Altre icone di salsa portoricana sono Bobby Valentin, Raphy Leavitt, Willie Rosario.  

         Verso la fine degli anni ‘80 e l’inizio dei ’90, il fenomeno Fania fu destinato a ridimensionarsi considerato l’avvento dei generi pop-latino e delle ballate sudamericane che riuscivano a raggiungere un altissimo consenso popolare. I produttori degli artisti di salsa newyorkese sentirono la necessità di smantellare i rigidi canoni della salsa orchestrale finora proposti per «addolcirli» con contorni più pop e/o melodici europei. La Salsa romantica si formò a New York ma si estese contemporaneamente anche in buona parte a Portorico dove maggiormente l’economia risentiva positivamente delle influenze straniere. Non facile associare con esattezza la paternità del genere ad un artista in particolare. Sostanzialmente ci fu un ampio contributo da parte di artisti che sperimentarono la rivisitazione di brani famosi attraverso il riarrangiamento con caratteristiche salsere. Molti attribuiscono a Louis Ramírez con il suo gruppo Noche Caliente, nei primi anni del 1980, il titolo di divulgatore del genere in New York. In questo gruppo cantava Ray de la Paz i famosi brani: “Todo se derrumbo”, “Estar Enamorado, “El ladron de tu amor”. Un altro gruppo promotore fu il Gruppo Chaney in cui cantavano i famosi Eddie Santiago e Willie Gonzales: di questi, famosa fu “Detalles y te voy a estrenar”. Altre orchestre note al pubblico che possiamo citare sono: Inmensidad, Grupo Niche, Los Titanes. La salsa romantica dunque a Portorico diventa gradualmente un vero fenomeno caratterizzante i costumi musicali dell’isola. Si propongono star  come Frankie Ruiz, Eddie Santiago (con “tu me Quemas”), Paquito Guzmán, José Alberto “El Canario”; il maestro romantico e jazz Willie Gonzales (con “Double Vida”); il nicaraguense Luis Enrique. Si uniscono a questo filone della salsa romantica, artisti che su richiesta delle proprie etichette discografiche, vengono lanciati come solisti, cominciando carriere di successo come: Tito Gómez,  Willie Colón, Jerry Rivera (con “Cara de Nino”), così come i leggendari Tito Rojas (con “A ti volverè”), Maelo Ruiz, Nino Segarra (con “Unica”), Lalo Rodríguez, Gilberto Santa Rosa, Anthony Cruz, Frankie Negron, Kevin Ceballo, Charlie Cruz, Jay Lozada, Andy Montanez. A partire dal 1990 circa in poi, alcuni cantanti si orientano verso la sperimentazione musicale, proponendosi in un filone di salsa romantica contagiata ed arricchita da arrangiamenti più moderni, netti e coinvolgenti. Tra questi bisogna citare Marc Anthony, Victor Manuelle, Michael Stuart, Willy Chirino, La India, che gradualmente raggiungeranno un successo di dimensioni planetarie.

        La Salsa Colombiana. Partendo dal percorso storico già raccontato per descrivere quanto è esistito alle spalle della nascita della salsa, ed in particolare seguendo un asse che dal laboratorio newyorkese parte fino ad arrivare in Colombia, nella prima decade degli anni settanta, la salsa mise radici in città come Buenaventura, Barranquilla, Cali, Cartagena che finora non avevano avuto una identità musicale ben delineata. Il boom nazionale della salsa colombiana avvenne nel 1970 e mostrava evidenti adattamenti ricevuti in Colombia, provenienti dalla cultura musicale tradizionale interna. Pioniere fu il gruppo Fruko y sus Tesos. Successivamente ci fu l’ascesa del Gruppo Niche, di Jairo Varela y Alexis Lozano. Ad un certo punto si formarono due diverse correnti di salsa colombiana: il gruppo Niche si ispirava maggiormente alla salsa portoricana ed invece Guayacàn, restava maggiormente legato alle tradizioni locali. Possiamo ancora citare Joe Arroyo, il Gruppo Bahía, diretto da Hugo Candelario González Sevillano. Uno dei maggiori rappresentanti della salsa colombiana contemporanea è Yuri Buenaventura che interpreta una salsa molto somigliante alla corrente latin jazz ma combinando strumenti tradizionali con quelli moderni.

        La Timba (o il Timba) è una musica popolare cubana che proviene dalla evoluzione del Son arricchito con i contenuti moderni molto marcati, complessi, talora con ossessione spiccatamente “poliritmica” tanto da rappresentare attualmente uno dei  generi più ballati a Cuba, nel panorama caraibico e nel mondo. I gruppi più rappresentativi sembrano esibirsi, soprattuto dal vivo, esasperando, a livelli massimali, la capacità di esprimere la totalità del ritmo ballabile quasi come se si partecipasse ad un gioco, ad una competizione tra i vari interpreti del genere. La massima proclamazione e consacrazione del genere avviene negli anni 90, passando rapidamente su parentesi mutazionali chiamate Monzambico e Songo (che vedremo più avanti). L’elite artistica musicale cubana non solo ha sempre rivendicato la paternità della salsa (in competizione con i newyorkesi ed i portoricani) ma ha mostrato anche di averla superata essendo indiscutibilmente il nucleo generatore della Timba. In seguito alla rivoluzione cubana, comincia una lentissima apertura culturale verso il mondo occidentale. Comincia anche un lento sostegno, interessato, da parte della stessa amministrazione cubana a favore di alcuni gruppi musicali ritenuti come espressioni artistiche di interesse nazionale: è la fase più rapida del “camino de la musica cubana…” I Los Van Van (1969) con il grandissimo maestro Juan Formell in primis, ma anche l’ Orchestra Revè,  gli NG la banda (1988) di José Luis Cortés, Irakere, Paulito (1991) introducono all’interno della struttura melodica tradizionale fatta di Son/Salsa, elementi moderni come gli strumenti elettrici, la batteria, l’orchestra, sfumature tipiche del pop, del funky, tanto da “sofisticare” l’incisività e la complessità della ritmica in modo da renderla estremamente coinvolgente. Il risultato è una salsa più dura di quella prodotta negli Stati Uniti o in Porto Rico ed è ballata con più coinvolgimento: difficile ascoltarla semplicemente…quasi una musica fatta solo per i bailadores! Più recentemente, verso l’inizio del 2000, il Timba si è sposato ancora con altri generi come hip-hop, rap e reggaeton diventando ancora più vivace, diffuso ed apprezzato. Molti gruppi come la Charanga Habanera o NG la Banda, hanno sempre dichiarato di aver ripreso molti passaggi degli Eart Wind & Fire o dei mitici gruppi di Funky Dance come Kool & The Gang o KC & Sunshine Band. Rapidamente, l’armata degli esponenti della timba è andata ad arricchirsi con gruppi e solisti di alto spessore. I Los Van Van restano ad ogni modo i capostipite indiscutibili della timba: un gruppo con esperienza di quasi mezzo secolo! Non si può parlare di Los Van Van senza menzionare alcune delle sue figure chiave: i cantanti Mayito Rivera, Roberto "Guayacán" Hernández e Pedrito Calvo, il pianista César "Pupy" Pedroso, il figlio e batterista Samuel Formell e il maestro percussionista José Luis "Changuito" Quintana. Nel 2001 sono stati onorati di ricevere il Grammy Award per il miglior album di salsa: Llegó Van Van, e nel 2003 una nomination ai Grammy per il miglior album tropicale contemporaneo , En El Malecón de la Habana. La loro canzone "Soy Todo (Ay, Dios Ampárame)" è un vero inno cubano. Con il tempo la squadra dj Formell è diventata il gruppo-bandiera dello stato di Cuba. Paulito FG, alias Pablo FG, alias Paulo FG, alias Pablo Alfonso Fernández Gallo è una delle figure centrali della musica di Timba. Nel 1990 entrò a far parte dell'Opus 13 e nel 1991 assunse la leadership e lo trasformò in Paulito FG y su Elite.

Manolito Simone y su Trabuco nascono il 25 febbraio 1993. Diversi elementi chiave della band avevano già iniziato nella loro carriera a sviluppare il loro stile quando appartenevano ai Maravillas de Florida. Manolito y su Trabuco è una delle prime band timba, ma solo nel 1995, pubblica il primo album, Directo al corazón. Nel 2006, in procinto di pubblicare il settimo album, Hablando en serio , ha goduto di un graduale e costante aumento di popolarità è generalmente considerato tra i migliori gruppi timba dell'Avana.  Con le sue origini nel 1995, Bamboleo è diventato uno dei gruppi cubani più ricercati nell'ultimo decennio. Guidato dal compositore, arrangiatore e pianista Lázaro Valdés che considera da sempre la presenza femminile come elemento chiave del loro bagaglio tecnico e del loro sound. Di conseguenza, Bamboleo è diventato un fenomeno socioculturale, integrando un nuovo stile di danza, moda e lingua nella cultura cubana. David Calzado e Charanga Habanera sono stati all'avanguardia della Timba da quando hanno svolto un ruolo fondamentale nella definizione del genere nel 1992. L'originale Charanga Habanera ha registrato quattro album classici. Successivamente nel 1997 si divise in tre gruppi separati tra i quali il Nuovo Charanga Habanera di David Calzado. Questo gruppo di pone le basi per tutti e tre i gruppi e quindi segue la carriera di David Calzado e della band conosciuta oggi come Charanga Habanera. Azucar Negra si forma nel nel 1998 per una scissione dei Bamboleo creando nel 2001 il loro primo album in studio, Andar andando. Maykel Blanco y su Salsa Mayor è un altro gruppo molto rappresentativo della timba cubana. A 18 anni Blanco iniziò con la Maykel Blanco y La Suprema Ley. Maykel pubblicò un album con Suprema Ley, “Llegaron los cubanos”, composto e prodotto dallo stesso Maykel. Uno dei cantanti presenti è Tirso Duarte e Maykel ha restituito il favore suonando il timbal su CD di Tirso, Si la vida te dice baila. César “Pupy” Pedroso y lo Que Son Son è una delle icone chiave non solo della Timba, ma negli ultimi 40 anni della musica pop cubana. Oltre ad essere uno dei migliori e più prolifici compositori di Cuba, ha svolto un ruolo fondamentale nel rivoluzionare l'arte di suonare il piano nel genere caraibico. Pupy ha iniziato con l’Orquesta Revé e poi è diventato un membro fondatore dei Los Van Van. Nell'estate del 2001, è partito per formare il suo gruppo, Pupy y los que son son, publicando quattro dei migliori CD del decennio. Uno dei collaboratori preferiti di Pupy fu il grande paroliere Rodolfo Cárdenas, che scrisse classici come "Que le den candela". Issac Delgado è uno degli interpreti più famosi di timba. Nel 1983 si unì all'Orquestra de Pacho Alonso, per poi diventare il cantante dei Galaxia nel 1987. Successivamente nel 1988 diventa cantante per NG La Banda. Nel 1991 lancia il suo gruppo con il quale vinse premi (un EGREM nel 1992, 1993 e 1995) e aprì la sua discoteca Azucar a Cancun. L’album En Primera Plana è stato nominato in un Grammy per il "Miglior album tropicale". Elio Revè y su Charangon è una orchestra fondata negli anni ’50 dal maestro timbalero Elio Revè, esperto di musica Changuì. La sua formazione orchestrale arricchita gradualmente, suonava melodie in cui il ritmo changuì bongonero veniva spostato sui timballi, ottenendo una sorta di nuovo changuì urbano. Faceva parte della formazione anche Juan Formell al basso, che si divise poi nel 1967 per formare i Los Van Van. Elio Revè viene considerato dunque “padre della salsa” per il largo numero di artisti che ha prodotto a partire dalla sua orchestra: Chucho Valdés, Cesar Pedroso, Juan Carlos Alfonso, Yumurí. Alla morte di Elio, subentra il figlio Elio Revè jr che ha continuato l’opera del padre senza mai cancellare la presenza del Changuì nelle loro opere musicali. E’ anche promotore di un festival Changui che si svolge a Guantanamo. Alexander Abreu Y Havana de Primeva è stato fondato nel 2008 da Alexander Abreu, un noto e virtuoso trombettista cubano. La band è stata formata da un collettivo dei migliori musicisti e artisti cubani all-star, compresi non solo i musicisti dominanti rivoluzionari negli anni '90, ma anche i musicisti più talentuosi del successivo periodo. Oggi Alexander si è affermato come il cantante più gradito ed acclamato dal popolo “latino” cubano e non solo. La sua musica è apprezzata non solo dal pubblico ballerino ma anche dai musicisti, considerata la presenza nelle sue canzoni di caratteri musicali provenienti dal Jazz, Funky, Afro, con arrangiamenti sempre molto curati e di alto spessore tecnico. Barbaro Fines Y su Maymbe è un gruppo di timba fondato dal cubano Barbaro Fines a Lima in Perù. "Barbarito", come è affettuosamente conosciuto, ha realizzato il sogno della sua orchestra in una terra oltre la sua mettendo in piedi una formazione musicale in grado di produrre un sound tipico timba che esprime eco di tradizioni peruviane il tutto tradotto in uno stile dall’incredibile energia. Il gruppo Los 4 nasce nel 2009 sull’ isola di Cuba: apprezzato per il caratteristico stile originale di mixare reggaeton e timba (Cubatòn), ha raggiunto rapidamente la vetta delle classifiche con gradimento da parte dei giovani cubani e dei numerosi stranieri che affollano l’isola. Ricordiamo ancora Haila, Tirso Duarte, Pachito Alonso, Timbalive, Arnaldo y la Cosmopolita, Mamborama, El Nino Y La Verdad e tanti gruppi che più recentemente hanno raccolto grande apprezzamento sul panorama mondiale.

        Il Songo è un ritmo cubano derivato dal Son ed inventato negli anni 80 dall’ orchestra di Juan Formell, i Los Van Van. Essendo l’originalità dello stile basata prevalentemente da una particolare base delle percussioni, la paternità del Songo è da attribuire al percussionista e batterista del gruppo José Luis Quintana , alias Changuito. Dunque sebbene alcuni tendano a considerarlo uno stile esclusivo dei Los Van Van, in realtà è presente anche nei lavori di altri gruppi come Los Latinos, Los Reyes 73, Grupo Irakere ed altri. L’esecuzione del ritmo in questione coinvolge strumenti a percussione come timbales , campane , batteria , piatti.

        Il fenomeno Buena Vista Social Club. Nel 1997 nasce l’album “Buena Vista Social Club” da un’idea del chitarrista blues Ry Cooder di voler riunire sotto un’unica formazione i musicisti che avevano fatto la storia della musica tradizionale cubana dal Changui al Son al Chachacha fino al Bolero cubano. "Buena Vista Social Club" era il nome di un piccolo club dell'Avana frequentato da artisti di colore durante gli anni della dittatura di Fulgencio Batista. Con la rivoluzione castrista del 1959 il club fu chiuso nel 1962. Quasi quarant'anni dopo, un gruppo di stelle della musica popolare cubana e africana vennero riunite per produrre il progetto “Afro-Cuban All Stars” sotto il sostegno dell’impresario Nick Gold. A questa iniziativa avrebbe dovuto partecipare proprio Ry Cooder ma per motivi politico-amministrativi legati ai musicisti che avrebbe dovuto portare con se, il suo incarico non si concretizzò. Ma la curiosità di Cooder non si fermò e decise di ritornare all’Avana per reclutare gran parte dei “vecchi” musicisti dei quali aveva conosciuto la celebrità. A questo punto riuscì a convincere il regista Wim Wenders a girare un dicu-film musicale che avrebbe raccontato la rinascita degli anziani artisti.  L’uscita dell’album e la produzione del film generarono una vera e propria esplosione del mito Buena Vista Social Club che seguitò in una serie di concerti modiali tra cui, i più famosi tenuti ad Amsterdam e alla Carnegie Hall di New York nel 1998. La grande squadra era composta da grandi nomi come Compay Segundo, Omara Portuondo, Rubén González, Ibrahim Ferrer, Eliades Ochoa, Juan de Marcos González, Orlando "Cachaíto" López, Barbarito Torres, Manuel Mirabal, Pio Leyva, Manual Galban, Amadito Valdes, Miguel Diaz, Manuel “Puntillita” Licea, Jesus “Aguaje” Ramos, Joachim Cooder, Papi Olviedo, Salvador Repilado Labrada. Nell’album ci sono canzoni molto rappresentative del grande bagaglio della musica cubana. Si apre con la eterna "Chan Chan", e poi seguono la allegrissima "De camino a la vereda", la frenetica "El cuarto de tula" e poi il romantico bolero "Dos Gardenias", il magistrale assolo di piano di Ruben Gonzales "Buena Vista Social Club" e poi "El cuarto de Tula", "Pueblo Nuevo", "Y tu que has hecho," "Venite anos", "El carretero", "Candela", "Amor de loca juventud", "Orgullecida", "Murmullo", "La Bayamesa".  Dopo la concretizzazione del grande sogno, con il passare degli anni sono venuti a mancare Compay Segundo e di Ibrahim Ferrer e gradualmente il gruppo è andato verso lo scioglimento con un grande concerto celebrativo (”Adios”) avvenuto al Teatro Carl Marx dell'Avana nel 2016. Dei Buena Vista Social Club si trovano ancora tre musicisti: Eliades Ochoa, il virtuoso del laud Barbarito Torres e il trombonista Jesus “Aguaje” Ramos.

        Le dinamiche ancestrali alla base della nascita del movimento culturale musicale giamaicano, analogamente a quanto visto negli altri stati sudamericani, sono sempre, tragicamente le stesse. Iniziano sulla base di storie di sofferenza: di schiavitù, di emarginazione e di riscatto sociale. Cristoforo Colombo arriva in Giamaica. Sull'isola nel 1523 circa giungono i primi schiavi che portano con sé la loro musica nativa e alcuni strumenti come Gumbé (tamburo) e Abeng (corno di montone). Nel 1655 l’Inghilterra invade la Giamaica, conquistando l'isola appartenuta agli spagnoli, introducendo così elementi della cultura inglese. Il 17 agosto 1887, Marcus Mosiah Garvey, proclamatore dell'autodeterminazione nera, diventa un simbolo di grande ispirazione per i contenuti della musica giamaicana. La prima forma musicale popolare giamaicana nata dalla reciproca contaminazione tra la cultura musicale afro e quella inglese è il Mento. Questo viene suonato da composizioni di banjo, chitarra acustica, kalimba (cosidetto piano da pollice) e percussioni. Somiglia molto al Calypso (di origine prevalentemente di Trinidad e Tobago). La cultura Mento viene dalle zone più disagiate della popolazione, infatti i temi sono sempre ispirati a situazioni di vita quotidiana: le difficoltà di sopravvivere, di abitare, di intrattenere una relazione sentimentale. Ricordiamo artisti come I Jolly Boys, Ivan Chin, Stanley Motta, Ken Khouri. Prevalente è la lingua inglese (principale differenza con il calypso). La possibilità per i giamaicani di importare i dischi di musica statunitense era scarsa, pertanto quei pochi circuiti di persone che riuscivano a fornire supporti sui quali erano incise registrazioni rhythm'n'blues, convogliavano in luoghi molto caratteristici, talora rappresentati anche semplicemente da un furgone, in cui lettori di fortuna, riproducevano musica ascoltata da gruppi di persone. Questi punti di diffusione musicale prendevano il nome di “audio system” e servivano una utenza costituita dai poveri dei ghetti giamaicani che talora incaricavano questa sorta di dj per animare le feste. Nella metà del 1950, molti gruppi di musicisti iniziarono a suonare cover americane di classici provenienti da New Orleans (jazz, blues, il rhytm'n'blues) accentandole con toni ed interpretazioni maggiormente giamaicani: i famosi “Bluebeat”. In modo particolare diventarono sempre più determinanti in queste musicalità gli strumenti elettrici ed principalmente il ruolo del basso elettrico. Dopo il 1962, l'ottimismo imperante nel paese giamaicano dettato dalla indipendenza dall’impero britannico, favorisce il rifiorire di un gran numero di band che adottano ed adattano molti degli stili musicali degli Stati Uniti alla loro sfera musicale autoctona. Nel 1950 Jazz, Rythm’n’blues, Blues e Mento vengono fusi dalle band dell'epoca lasciando il posto a un nuovo stile musicale chiamato "Shuffle". Lo shuffle diventa molto popolare grazie a band come Overtakers, Neville Esson e Matador Allstars. È grazie a questo nuovo ritmo che si assiste al boom sia nella nascita di studi di registrazione e aziende che nella ricerca di nuovi talenti che soddisferanno le esigenze del pubblico in crescita. Duke "the Trojan" Reid, Clemente "Sir Coxsone" Dodd e Vincet "King" Edwards furono i punti di riferimento chiave nell'evoluzione del sistema audio giamaicano del 1950. Altro nome importante fu Cecil Campbell, in seguito noto come Prince Buster: il primo visionario che sentì la necessità di creare un nuovo stile. È così che raccomanda al suo chitarrista (Jah Jerry) di introdurre una novità stilistica. I sound system iniziano a registrare le proprie canzoni per ottenere vantaggi competitivi tra di loro. Si racconta che la guerra tra sistemi audio si intensificò al punto tale da sentire la tentazione di inviare sabotatori da inviare nelle sedi della concorrenza con l’obiettivo di rovinare le parti registrate. Questi sabotatori erano conosciuti come "Dance Hall Crashers". Nonostante la bassa qualità delle registrazioni di questo tempo, gli appassionati di questo nuovo ritmo lo portano ad un punto di popolarità molto elevato fino a farlo diventare lo stile musicale più ascoltato in Giamaica. Nasce in questo modo la musica “Ska” dalla sperimentazione di artisti come con Rosco Gordon, Prince Buster e Clement Dodd. Questi verificarono la differenza nella ritmica della chitarra elettrica tra “downbeat” (inciso in battere) o “afterbeat” (inciso in levare). Il secondo iniziò ad essere preferito rispetto al primo per arrangiare i loro pezzi, diventando così uno stile caratteristico di Ska music. Circolano così interpreti Ska del calibro di Wynonie Harris e Louis Jordan, Theophilus Beckford, Millie Small, Derrick Morgan, Laurel Aitken, Durante gli anni '60 nei ghetti giamaicani viveva un'intera generazione di giovani che non avevano avuto l'opportunità di sperimentare il nuovo ottimismo generato dall'indipendenza, questo a causa della loro brutta situazione economica e mancanza di lavoro. Questi giovani giamaicani emarginati dal sistema iniziano ad identificarsi come “Rude boys”, ovvero come quei ragazzacci che dimostravano a modo loro di essere presenti nella società con costumi spesso molto discutibili. Questa aspirazione a voler vivere al di sopra delle buone regole e della legge, veniva raccontata nella loro musica, nei loro testi e nel loro modo di vestire (che si ispirava molto ai gangster statunitensi). Le strade diventavano spesso terreno di scontri e di violenze tra bande rivali in possesso anche di armi. La musica ska dunque diventa gradualmente appannaggio di questa classe di disadattati sociali a differenza degli stili precedenti. In questo periodo i ragazzi maleducati diventano il centro dell'attenzione e paradossalmente da questi clima di mancanza di valori cominciano a circolare gruppi musicali come i Wailer costituiti da Bob Marley, Peter Tosh e Bunny Wailer. Dopo gli anni 60 lo ska si trasforma in Rock Steady e poi ancora diventerà Reggae (con i successivi stili Dub e Dancehall): tutti cambiamenti che riflettevano parallelamente il processo di cambiamento dei rude boys verso forme sociali più moderate. Gli anni 70 vedono come protagoniste bande maggiormente orientate allo stile punk statunitense, come i Clash poi diventati gli Special. Canzoni come "My Boy Lollypop" di Millie Small (uno dei primi successi nel Regno Unito) così come pezzi di Desmod Dekker e Laurel Aitken appartennero ai repertori suonati su radio inglesi. L'immigrazione dei rudeboys giamaicani creò il movimento Skinhead fondendosi con le Hard Mod del tempo. Appartengono a questo filone band come i Simaryp, i Boot Boys, i Redskins, i Northern Soul. I temi delle canzoni ed i testi assumdono toni molto più moderati con linguaggio più politicizzato, indicando tra i principali obiettivi la integrazione raziale. Per assurdo, i tamburi ed i percussionisti, durante questo periodo, vengono dichiarati illegali in Giamaica perché ritenuti legati ai commercianti di marijuana. Gli sbirri inseguivano qualsiasi suono di batteria che raggiungevano le loro orecchie per poi distruggerle. Possiamo ricordare The Bodysnatchers, Birningham e The Beat, The Swinging Cats, Madness,, The Tigers, Ska City Rockers, The Employees e molti altri. Lo Ska subisce di seguito una sorta di rivisitazione con i gruppi come The Fishbone, The Toaster, Bim Skala Bim lasciandosi contagiare in altre forme come ska-funk, ska-metal, ska-core, ska-punk. ska latino. Intorno al 1960, vari pilastri storici confluiscono verso la tessitura di un nuovo genere musicale. Il rythm'n'blues statunitense di New Orleans, la cultura "Rasta" con profonde radici africane, seguace del pensiero di Marcus Garvey (che sosteneva un'emigrazione di massa in Africa), il suono del tamburo africano “nyah-bingi”, la rimodulazione della esperienza ska di utilizzare il basso e la chitarra in modo diverso dal rock (il classico ritmo “in levare” di cui abbiamo già parlato) ed infine il bisogno di rallentare i ritmi in modo da renderli più meditativi, convogliano verso l'ascesa del Reggae. Prima degli anni 70 ne furono pionieri gruppi come come Delroy Wilson, Bob Andy, Burning Espear, Johnny Osbourne, The Wailers, Ethiopians, Desmond Dekker e Skatalites. Ad un certo punto, la maggior parte delle radio giamaicane di proprietà dei bianchi si rifiutò di suonare il reggae. Solo dagli anni '70 il reggae ebbe una esplosione con interpreti che conquistarono il mondo della musica. Jimmy Cliff e Bob Marley rendono il reggae uno stile musicale di successo in tutto il mondo. Nel 1971, la canzone di Johnny Nash, “I Can See Clear Now,” era in cima alla classifica della musica in Inghilterra e negli Stati Uniti. Nasce così l'era dei maggiori successi del reggae. Mitiche canzoni segnarono l'epoca e in cima alla lista dei successi radiofonici ci fu: “I Shot the Sheriff “ (versione di Eric Clapton), Peter Tosh con “Legalize It” e “No Woman, No Cry” di Bob Marley. Bob Marley è diventato la leggenda del Reggae, principalmente per il contenuto delle sue canzoni ispirato ad esperienze meditative, spirituali che accompagnano il fermento della lotta politica contro il razzismo e la guerra. Per comprendere il ruolo del reggae nella lotta politica basta raccontare che nel 1978, Bob Marley, scampato ad un attentato, ritornò in Giamaica per suonare al One Love Peace Concert, di seguito strinse la mano al Primo Ministro Michael Manley ed al leader dell'opposizione Edward Seaga, pubblicamente per placare i disordini politici. Numerosi cantanti e gruppi musicali incorporeranno poi lo stile reggae degli anni 80: Eric Clapton, Rolling Stones e Paul Simon fanno musica usando il ritmo e il suono morbido e danzante, fino ad arrivare a gruppi come: Judy Mowatt (cantante di Bob Marley), Alpha Blondy, Ziggy Marley (figlio di Bob), Beres Hammond, Pulse, UB 40 e Big Mountain. Il cantante Sugar Minott arrivò allo Studio One nei primi anni 70 e cominciò a provare il canto sui nastri originali degli anni '60, invece di usare una band dal vivo. Quasi in modo inevitabile, provocò una rivoluzione nel suono che battezzò un nuovo stile musicale: il Dancehall. Nell'ultimo ventennio, oltre ai successi di Ziggy Marley, vincitore di numerosi premi, possiamo citare l'ascesa di Shabba Ranks, Buju Banton, Bunny Wailer, e Shaggy che con il suo “Boombastic” espresse un reggae internazionale più vicino all'hiphop. Nel 1999, la BBC usò "One Love" di Bob Marley come "Inno del Millennio" nella copertura di 24 ore delle celebrazioni in tutto il mondo. Il New York Times affermò che Bob Marley era "il musicista più influente della seconda metà del 20° secolo" (nellà prima metà Louis Amstrong). Nel 2000 la musica dancehall raggiunse il massimo successo: Beenie Man prende il Reggae Grammy per il suo album "Art And Life". Un altro artista contemporaneo che ha riscosso enorme successo è Sean Paul, cantante reggae inserito nell'ambiente R&B, hiphop.

          Il Reggaeton. Il reggaeton è un genere musicale che proviene dalla unione del reggae giamaicano con le influenze dell'hip hop: sviluppato per la prima volta in America Latina negli anni '70 e '80, deriva dalla comunità giamaicana i cui antenati arrivarono a Panama insieme agli immigrati di origine afro-antillea durante il XX secolo. Il primo accenno nelle terre panamensi è legato alla popolazione nera del paese fatta di discendenti di giamaicani ed anglo-americani che in parte, arrivarono durante la costruzione del canale che attraversa l'istmo di Panama. Dalla fusione è venuta fuori una musica davvero unica che ha reso famosi i suoi autori ed è stata rapidamente diffusa  in tutti i Caraibi. A Puerto Rico, successivamente, il reggaeton riceve la massima consacrazione fino ad ottenere la veste di quello che oggi conosciamo come musica di grande successo. Il ritmo basale del reggaeton è lo stesso che è stato usato nel reggae ma è arricchito da elementi strumentali caraibici. La base è supportata da drums-machine, linee di basso pesanti e chitarra nel tradizionale reggae 4/4 con stili dancehall, raggamuffin, ed hip hop. Metricamente si susseguono un colpo di cassa della durata di una semiminima, un colpo di rullante della durata di una croma, un colpo di cassa di una semiminima e un colpo di rullante anch'esso di una semiminima. A colorire la melodia si associano i riddim, che hanno una caratteristica di sincronizzazione della melodia. Molti definiscono semplicemente il ritmo del reggaeton come “Dembow” giamaicano. È stato prodotto per la prima volta dai DJ dancehall giamaicani Steely & Clevie negli anni '80 e nei primi anni 1990. Il primo brano Dembow è considerato l’omonima canzone di Shabba Ranks del 1991 dal riddim “Little man jam”. Il periodo di rilancio portoricano è di solito associato a Vico C, un pioniere anche nell'interpretazione del rap in spagnolo, i cui arrangiamenti e le cui sfumature possono già essere considerate reggaeton: il suo tema “Bomba para afincar” è citato come il primo esempio finito del genere. Alcuni critici credono che il vero reggaeton sia iniziato a partire da autori successivi come Daddy Yankee, Angel y Khriz, Zion y Lennox, Don Omar, Tego Calderon, De La Ghetto, Nicky Jam, J Balvin, Maluma, Farruko, Noriel, Ozuna, Nacho.

        Il Kizomba. Pur non essendo, nella sua veste contemporanea un vero è proprio fenomeno latinoamericano, il Kizomba lo sto da diventando soprattutto per la diffusione che sta avendo in Europa ed a livello mondiale. Il Kizomba ebbe la sua origine nello stile musicale angolano chiamato Semba (che è il precursore del Samba), mescolato con un altro stile, anche angolano, il Kilapanda e secondo alcuni, con il merengue angolano. Somiglia molto allo Zouk. Già negli anni '60, c'erano pezzi angolani che avevano una certa somiglianza con questo genere, ma negli anni '80 quando acquisisce la sua forma attuale, viene battezzato come Kizomba. Secondo il dialetto Kimbundu, “Kizomba” significherebbe “festa del popolo”. All'inizio, si diffuse praticamente solo nei paesi di lingua portoghese dell'Africa, perché i testi sono tutti in portoghese. In Portogallo, il Kizomba è diventato piuttosto popolare e, da questo paese, si sta diffondendo nel resto d'Europa. Possiamo citare tra gli innumerevoli interpreti musicali di kizomba: Nichols, Don Kikas, Marcia, Neuza, Master Jake,Djodje e Cuca Roseta, Kamané Silva, Edmazia Mayembe, Du Marthaz, Octhali Melânea, Edgar Domingos, Obed Brown, Clesia Evliys ,Mecanov, Mika Mendes. Come danza, la sua coreografia è stata arricchita da contributi di altre danze come la bachata o il tango. Dopotutto, sono danze che, come la Kizomba, hanno molta sensualità e contatto fisico: ballo di coppia, molto dolce, senza forzature ne esagerazioni esibizionistiche e presenta un ritmo lento, elegante ma al tempo stesso sensuale. Il modo in cui ci si muove ha molto a che fare con il tango, ma non è così rigido con il movimento del corpo, perché l’influenza africana concede maggiore libertà di espressione fisica.

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A cura di Dino Frallicciardi. Ottobre 2019. Tutti i diritti riservati.

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