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Il primo contatto con la musica caraibica: un incontro «mistico»

(la musica latino-americana è un libro aperto)

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a cura di Dino Frallicciardi

Ottobre 2019. Tutti i diritti riservati.

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Per caso (o forse no) mi trovai in quel locale… invitato da amici. Per curiosità accettammo. Era probabilmente la primavera dell’anno 1995. Entrammo in quel luogo noto come “Charro Latino” e mentre percorrevo i primi metri, i miei sensi già gustavano qualcosa di diverso dagli altri locali prevalentemente rock/funky/blues/jazz che avevo frequentato data la mia passione per la musica e le chitarre, vivendola da musicista non professionista. Percepivo un gradevole profumo di liquori che finora non avevo mai bevuto con vero gusto. Arrivammo davanti alla zona centrale del locale: uno spazio centrale (la “pista”) a dire il  

 

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vero non grandissimo ma allo stesso tempo dava l'impressione di essere immenso! In quel piccolo fazzoletto di salone tra i pilastri gravitavano...roteavano... moltitudini di piccole galassie binarie… che pur nella loro estrema vicinanza coesistevano senza ostacolarsi affatto in un grande ordine: ognuno di questi piccoli vortici era composto da un lui ed una lei che si fondevano alla perfezione, come due poli, uno yin e uno yang che si confondevano uno nell’altro senza mai annullarsi! Mi colpivano questi sguardi felici che non si perdevano mai di vista e che enfatizzati, si esaltavano a vicenda per i movimenti ritmici, le figure che realizzavano con orgoglio e soddisfazione. E poi… quella musica… ma che musica era quella che mandava in estasi tutte queste persone cosi semplici ed allo stesso modo cosi libere, felici, dignitose? Una musica che sembrava trasmettere in pochi secondi, contemporaneamente, tantissime cose: il suono dei tamburi, lo squillo delle trombe, le note del piano, del basso, del contrabasso sembravano raccontare in un solo istante secoli di storia: di viaggi.. di addii e di ritorni, di sentimenti…di  dolori e gioie, di vicende…di disperazione e rassegnazione, di insurrezione…di vendetta e di riscatto, di uomini e donne… di amore e compassione…di popoli, razze, etnie, di musica… tutta la musica del mondo: dall’Europa, all’Africa… al Jazz…

         Ammiravo con stupore e con un filo di invidia quelle persone che si divertivano ballando ed io goffo, inadeguato… non sapendo ballare quelle danze, decisi di gustare un bicchiere di Havana-cola e di mettermi in disparte con occhi socchiusi ad ascoltare…ascoltare… Quella musica era come un vulcano in eruzione, una valanga di contenuti musicali, ritmici, culturali che mi raccontavano un universo che non avevo mai conosciuto. Bastò così poco per perdere completamente la testa e fare di quel sound, la colonna sonora di tutta la mia vita. Avevo subito compreso che quella non era una musica qualsiasi: era il frutto di una storica collisione multipla di vicende umane (talora anche ignobili da raccontare) provenienti da più cardinalità terresti, finite per essere compresse in una camera magmatica dal potenziale creativo infinito. Lì dove c’è anima, cultura, lotta di classe, l’espressione artistica che ne deriva non può essere qualcosa così tanto per essere…

La musica caraibica, in particolar modo la sua espressione più diffusa ed apprezzata, la salsa, nasce da una stupefacente contaminazione di culture musicali e non solo, su scala a dir poco globale! Alla base di queste contaminazioni e della fioritura delle molteplici,  geniali creazioni di stile esistono, naturalmente, motivazioni storiche sociopolitiche che nel grande laboratorio sperimentale del Sudamerica, hanno determinato una fioritura musicale tanto più esplosiva quanto più schiacciante è stata la repressione dei diritti umani, ovvero quanto più sofferente è risultata la condizione esistenziale dei popoli in questione. Nulla ha potuto, come vedremo in seguito, la forza delle catene della schiavitù alle mani, ai piedi, al collo di moltitudini di esseri provenienti dall’Africa che erano profondamente abituati a scandire le ore della propria giornata all’insegna del ritmo e della ritualità danzante: pur in quelle condizioni di disperata limitazione del proprio movimento corporeo, la voglia di libertà, di redenzione, di rivalsa hanno trasformato quelle limitazioni in qualcosa di “nuovo”! Modi di ballare forzatamente alternativi ma conditi da una consapevolezza, da una melodia in grado di spingere l’anima oltre i corpi e di renderla creativa oltre l’inimmaginabile al grido di libertà!

         Dunque alla genesi della musica caraibica hanno contribuito tutti! L’esasperazione del ritmo proveniente dai tamburi e percussioni africane ha incontrato i contenuti melodici dell’armonia europea: spagnola, inglese, francese… E questi ultimi con le loro influenze orientali e mediorientali. A partire grossomodo da fine 1700/inizio 1800, questo brodo primordiale di contenuti artistici comincia gradualmente a far scorrere una rete di fiumi anastomotici che via via rilasciano nuovi stili musicali, nuovi repertori, nuovi balli fino al jazz, reggae, salsa, timba, reggaeton.

        Pur esplorando ed ascoltando ormai da oltre 20 anni la musica sudamericana ed in particolare quella caraibica, ritengo il mio percorso in questo mondo dalle infinite sfumature, ancora tutto da attraversare. Ecco il motivo della creazione di questo spazio virtuale online: la voglia di condividere con gli altri ogni nuova scoperta, ogni nuova emozione.

         Le lettere "Q-R-S" sono i punti che in fisiologica medica identificano le fasi del potenziale elettrico alla base dell'impulso responsabile della contrazione cardiaca.  Prendendo in prestito quella che è una allegoria diffusa nell'ambiente Latino che vede associare, simpaticamente, il battito cardiaco al ritmo scandito dalla "clave" (strumento a percussione di origine cubana), l'ho voluta personalizzare con precisazioni scientifiche, rinominandola con l'acronimo: "Q"ue -"R"ico -"S"onido (che bel suono!), nome di questo spazio web.

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Dino Frallicciardi. QueRicoSonido, creato nell'ottobre 2019. Tutti i diritti riservati.

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